Detenuta trans violentata in carcere. Ispezione a sorpresa di Ilaria Cucchi
Una ispezione a sorpresa nel carcere di Ferrara. È quello avvenuta questo pomeriggio (lunedì 30 giugno) da parte di Ilaria Cucchi, vicepresidente della Commissione Giustizia
Una ispezione a sorpresa nel carcere di Ferrara. È quello avvenuta questo pomeriggio (lunedì 30 giugno) da parte di Ilaria Cucchi, vicepresidente della Commissione Giustizia
Una detenuta transgender ha denunciato di essere stata violentata nel carcere di Ferrara da quattro uomini. I fatti sarebbero successi all'interno di una cella nella sezione "Protetti"
Per il direttivo e l'Osservatorio Carcere della Camera Penale Ferrarese, la violenza sessuale che una detenuta transgender sarebbe stata costretta a subire da quattro uomini all'interno del carcere di via Arginone, "mette in luce, ancora una volta, i problemi che affliggono il sistema carcerario".
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Avrebbe adescato online, con violenza, un ragazzo che all’epoca dei fatti era minorenne, costringendolo a subire ripetutamente atti sessuali che avrebbe anche dovuto filmare, minacciandolo di ritorsioni nei confronti dei familiari, qualora non avesse ubbidito alle sue richieste.
È quello di cui, secondo la Procura di Ferrara, dovrà rispondere B.M., un 30enne di nazionalità bulgara, accusato di violenze sessuali continuate e aggravate per una serie di fatti avvenuti nel Ferrarese tra gennaio e ottobre 2016.
Ieri (21 febbraio) – sentit0 in aula – la vittima, assistita dall’avvocato Emiliano Mancino, ha dettagliatamente ricordato quella triste vicenda, riportando quanto accaduto con precisione, nonostante la difficoltà a ripercorrere ciò che ha dovuto subire, come testimoniato dalle lunghe pause intervallate dal pianto.
A testimoniare anche la psicologa che aveva avuto il ragazzo in cura ai tempi in cui era ricoverato in comunità, quando venne a sapere da lui, durante un colloquio, ciò che fu costretto a sopportare. Fu infatti da lei, che denunciò quanto accaduto, che partirono le indagini.
L’accusato non sarebbe nuovo a questo tipo di episodi, dal momento che nel 2021 era già stato condannato in primo grado dal tribunale di Venezia a 2 anni e 4 mesi di reclusione per il reato di violenza sessuale continuata su minore, tentata violenza sessuale su altri ragazzini, sostituzione di persona e detenzione e scambio di materiale pedopornografico risalenti al 2017.
In quel frangente, il giudice ne aveva riconosciuto la continuazione con la pena confermata in Cassazione (per gli stessi reati) a 6 anni, 6 mesi e 20 giorni per un totale di quasi nove anni di carcere, essendo stati accorpati alcuni fatti contestatigli nel 2015 a danno di tre minorenni – due raggiunti su Facebook sotto falso nome, il terzo adescato in discoteca – costretti a compiere e a subire atti sessuali, sempre dietro minaccia.
A far partire le indagini, in quell’occasione, fu la denuncia della famiglia di uno di loro, con gli inquirenti che trovarono nei due telefoni dell’uomo quasi 2mila immagini e video di minori in atti sessuali.
Alla fine, venne rinviato a giudizio con quattordici capi di imputazione. Tre violenze sessuali su minori, altre tre tentate e altri otto tipi di reati, tra cui violenza privata e produzione, detenzione e scambio di materiale pedopornografico per un totale di 9 anni di reclusione in primo grado, poi ridotti in Corte d’Appello a 6 anni, 6 mesi e 20 giorni, come confermato dalla Cassazione, oltre che al pagamento di un risarcimento di quasi 40mila euro nei confronti delle vittime.
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