Portomaggiore
16 Febbraio 2024

Pugno in faccia alla madre. La Procura chiede oltre un anno e mezzo

di Davide Soattin | 2 min

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Battute finali per il processo di secondo grado a don Giuseppe Rugolo, il sacerdote arrestato ad aprile 2021 a Ferrara e condannato in primo grado - lo scorso febbraio - a 4 anni e 6 mesi di carcere dal tribunale di Enna per violenza sessuale nei confronti di un giovane ragazzo siciliano, attualmente 30enne, che all'epoca dei fatti era ancora minorenne

Portomaggiore. La Procura di Ferrara – pm Ciro Alberto Savino – ha chiesto 1 anno e 8 mesi di reclusione in abbreviato per l’italiano di 43 anni, residente nel territorio di Portomaggiore, che un paio di settimane fa era stato arrestato dai carabinieri di Voghiera per aver strattonato e poi colpito con un pugno in faccia la madre convivente, una vedova pensionata di 77 anni, provocandole un enorme livido all’occhio sinistro.

I fatti risalgono alla serata di giovedì 1° febbraio, quando i militari – avvertiti dal figlio maggiore della vittima – sono intervenuti presso l’abitazione dei due, per sedare una violenta lite. Al loro arrivo, gli operatori del 112 hanno trovato l’uomo, visibilmente alterato a causa dell’alcol, intento ad aggredire la donna inerme.

Dopo aver interrotto la violenta aggressione, ricostruito i fatti e riscontrato altri simili e recenti episodi, i carabinieri hanno arrestato il 43enne per maltrattamenti in famiglia, reato per cui era già stato condannato anni fa a 4 anni e 6 mesi di reclusione.

L’arrestato è stato trattenuto nelle camere di sicurezza della caserma di Portomaggiore fino alla mattinata di sabato 3 febbraio, quando i militari lo avevano portato in tribunale a Ferrara. Davanti al giudice Sandra Lepore, oltre a scusarsi con la madre, anche lei presente in aula, l’uomo aveva cercato di giustificarsi dicendo di essere stato poco lucido in quei momenti.

Al termine dell’udienza, l’arresto era stato convalidato ed era stata disposta la custodia cautelare nel carcere di via Arginone, in attesa delle condizioni necessarie per il trasferimento dell’uomo in una comunità, come richiesto dal suo legale difensore, l’avvocato Lucia Tura del foro di Bologna.

Il processo è tornato in aula ieri (15 febbraio), quando la pubblica accusa ha chiesto per lui 1 anno e 8 mesi di pena in continuazione con il reato per cui aveva già scontato 4 anni e 6 mesi di carcere. La sentenza è attesa per il 27 febbraio.

Inoltre, il 43enne era già stato arrestato lo scorso gennaio per resistenza a pubblico ufficiale, sempre per motivi simili a quelli per cui è finito ora in carcere. Erano circa le 21 quando l’anziana madre aveva chiamato il 112 chiedendo aiuto perché il figlio convivente, che versava in uno stato di forte agitazione, la stava minacciando e strattonando senza un giustificato motivo.

In quella circostanza, l’uomo aveva accolto l’arrivo dei carabinieri con insulti e lanci di piatti, tazze e sedie e al loro tentativo di impedire l’aggressione alla donna, frapponendosi fisicamente tra madre e figlio, li ha strattonati e spintonati con violenza senza però procurare loro lesioni.

Per quell’episodio, l’uomo è imputato in un altro procedimento che arriverà in aula ad aprile.

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