“Ciò che emerso dalle ricerche – spiega la Soprintendenza – era una zona produttiva per la lavorazione del materiale da costruzione di epoca romana, probabilmente da datarsi al I sec. d.C. L’area era di grandi dimensioni e ha avuto più fasi di vita, sempre riconducibili però all’attività di preparazione e cottura dei laterizi. Si ritrovano i resti di più strutture, come porticati, che potevano avere una funzione nelle fasi di preparazione o di stoccaggio del materiale e soprattutto ciò che rimane di una fornace per la cottura del materiale da costruzione”.
Si tratta di un’area che “doveva beneficiare di particolari requisiti logistici: vie di acqua vicine e percorribili per trasportare il materiale pronto e un vicino approvvigionamento di legname per cuocerlo, oltre che un’area dove era possibile prendere la giusta argilla per produrlo”. Mentre la particolarità riscontrata “consiste nel fatto di aver rinvenuto nel corso degli scavi, molto materiale laterizio ‘marchiato’: mattoni ed embrici sui quali sono stati apposti bolli che rimandavano a diverse officine produttive”.
“È plausibile pensare cioè che in questo grande impianto produttivo si creassero e cuocessero laterizi per diversi produttori. I bolli ritrovati sono noti nella letteratura archeologica e ampiamente attestati nell’area nord adriatica, anche se non erano stati rintracciati impianti produttivi certi”.
Al momento appassionati, curiosi o semplici passanti possono solo intravvedere qualche lacerto delle antiche costruzioni in laterizi, ma è solo questione di tempo: si stanno pianificando eventi culturali in grado di spiegare ed illustrare questa interessante scoperta.