Tutte le accuse di Rossella Arquà nei confronti di Lorenzo Poltronieri sono state archiviate gal gip Danilo Russo. Già la procura non aveva ravvisato elementi che potessero contenere accuse nei confronti del presidente del consiglio comunale in quota Lega per sostenere un processo. Ora arriva al parola fine all’appendice giudiziaria delle famose dimissioni dell’ex fedelissima del vicesindaco Nicola Naomo Lodi rilasciate davanti ai bidoni dell’immondizia accanto all’ufficio centrale delle Poste.
Secondo Arquà il presidente del consiglio aveva commesso falso in atto pubblico fornendo dichiarazioni ritenute dalla parte offesa non veritiere. Dichiarazioni consegnate nel corso dell’istruttoria che si aprì in seguito alla diffida della stessa Arquà a dar seguito a quelle dimissioni.
Poltronieri sosteneva infatti che la diffida della Arquà conteneva “affermazioni false ed infamanti circa la condotta del sottoscritto, che si è limitato a raccogliere dette dimissioni presentate personalmente dall’interessata ed a protocollarle immediatamente”.
Poltronieri quindi, secondo l’Arquà, “nella sua qualità di pubblico ufficiale nell’esercizio delle funzioni, ha scritto il falso in un atto pubblico destinato ad un altro pubblico ufficiale, quale il segretario comunale, commettendo in tal modo il reato di falso ideologico”.
Poltronieri avrebbe – sempre secondo la denuncia – anche accusato falsamente l’Arquà di aver riportato nella diffida “affermazioni false ed infamanti”, rendendosi quindi “responsabile di calunnia e diffamazione” ai danni della consigliera che, come rilevato dal segretario generale, “ha raccontato i fatti esattamente come sono avvenuti”.
Il gip osserva che, quanto all’ipotesi di calunnia, “Poltronieri non ha mai denunciato l’Arquà” e quindi non può sussistere questa fattispecie, che punisce la condotta di chi accusa falsamente qualcuno di aver commesso un reato.
Quanto all’ipotesi di falso, “si tratta di nota redatta dall’indagato nella sua (di Poltronieri, ndr) veste istituzionale, su carta intestata, diretta alla massima carica comunale ed al segretario dell’ente, inserendosi appieno – pur non trattandosi di atto indefettibile — nella catena procedimentale che ha condotto alla surroga del posto lasciato libero dalla Arquà, offrendo comunque un contenuto conoscitivo”.
La nota redatta dal presidente è una “generica contestazione delle affermazioni contenute nella diffida dell’Arquà” nella quale non nega di aver “raccolto le dichiarazioni della parte offesa e di averle consegnate all’ufficio protocollo, anzi; Poltronieri, in seguito, nemmeno negherà di aver incontrato la donna per la strada, ove aveva firmato l’atto di dimissioni, in una condizione di forte agitazione”.
In tutto questo contesto il gip, “anche a voler prescindere dalla genericità delle parole utilizzate (che, per quanto appena osservato, non consente di apprezzarne il carattere di assoluta falsità)”, non ravvede dolo.
L’ultima accusa, quella della diffamazione (“per cui non vi è stata nemmeno iscrizione”), cade anch’essa in ragione di queste considerazioni.
Sull’archiviazione interviene il legale di Rossella Arquà, Fabio Anselmo, per dire che “aveva già detto tutto quello che era importante il Consiglio di Stato (che aveva annullato la delibera della surroga, ndr). Se questi fatti non sono penalmente rilevanti ne prendiamo semplicemente atto”.
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