“Serve un piano casa, non servono promesse e neanche campagne di disinformazione”. Sunia Emilia Romagna (organizzazione degli inquilini privati e degli assegnatari di edilizia pubblica) attacca il governo Meloni “dopo due leggi di bilancio senza alcuna misura che affronti l’emergenza abitativa” e per questo “non resta che accentuare la mobilitazione”.
Fanno sapere che in questi giorni “in regione si sta completando la raccolta delle firme sulla petizione popolare promossa dal Sunia nazionale a sostegno della richiesta di provvedimenti urgenti in materia di politiche abitative”.
In poche settimane si sarebbero raggiunte oltre 6.000 firme in tuttal’Emilia Romagana che verranno consegnate a Roma nei prossimi giorni insieme a quelle raccolta in tutta l’Emilia Romagna. “La proposta – spiegano – è una sola: dato che gli affitti e i mutui schizzano alle stelle, serve un piano casa che realizzi nuove case popolari, ristrutturi le decina di migliaia inutilizzate, finanzi l’ edilizia residenziale a proprietà indivisa a canoni calmierati favorendo la mutualità, metta a disposizione risorse per il contributo affitto, regolamenti gli affitti brevi ad uso turistico, incrementi gli alloggi pubblici per studenti fuori sede”.
Sunia mette in evidenza alcuni dati riguardanti la nostra regione parlando di “25.000 famiglie in graduatoria Erp, 7.000 alloggi ERP sfitti in regione per carenza di risorse, 3.600 sfratti, affitti che si portano via il 30-40% del reddito percepito, migliaia di giovani lavoratori e studenti in cerca di affitti calmierati”.
L’emergenza abitativa richiede l’intervento del governo italiano “perché sono insufficienti le risorse del bilancio regionale”. Mentre Sunia si chiede come pensano di affrontare il disagio abitativo i dirigenti e i politici regionali di centrodestra” considerando che “per adesso stanno alimentando una guerra tra ceti sociali in difficoltà”.
In particolare il sindacato si scagli contro le “raccolte di firme per petizioni che vorrebbero contrastare la recente azione della Regione che è intervenuta su regolamenti comunali palesemente discriminatori verso i cittadini in attesa di avere un alloggio popolare”.
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