“Mi dimetto con effetto immediato da sottosegretario del governo e lo comunicherò nelle prossime ore alla Meloni”. Sono le parole con cui Vittorio Sgarbi annuncia le sue dimissioni durante la kermesse Ripartenza organizzata a Milano da Nicola Porro. “È un colpo di teatro – aggiunge -, sono due ore che medito se farlo o se non farlo”.
In un post su Facebook dice di essere “oggetto di una persecuzione mediatica evidente, con ricostruzioni inesistenti su questa supposta incompatibilità”. Sarebbe infatti arrivata una lettera dell’Antitrust a Sgrabi che, scrive, “ho detto che mi sarei dimesso, e lo faccio, quando l’organo preposto avesse riconosciuto l’incompatibilità”. “Fino a oggi – conclude – Meloni è sempre stata garantista. In questo momento non le chiedo niente, le invierò la lettera questa sera”.
La notizia non arriva del tutto inaspettata dopo le inchieste del Fatto Quotidiano e Report e le conseguenti tensioni con il ministro Sangiuliano con cui pare il rapporto non fosse idilliaco. Già nell’ottobre del 2023 il ministro aveva rilasciato un’intervista in cui criticava il suo sottosegretario proprio sul giornale che aveva avviato le inchieste, Il Fatto Quotidiano. “Lo vedo – aveva detto tra le altre cose – una volta ogni tre mesi anche perché, dico la verità, lo tengo a distanza della mia persona, voglio averci a che fare il meno possibile”.
Nell’ottobre dello scorso anno la prima inchiesta ad uscire si riferiva ai cachet d’oro che Sgarbi avrebbe ricevuto come compenso ma anche a 715.000 euro che avrebbe dovuto al fisco. “Che fine ha fatto – si leggeva sul Fatto – la legge che da vent’anni impone ai titolari di incarichi politici di dedicarsi esclusivamente alla ‘cura degli interessi pubblici’ vietando ‘attività professionali in materie connesse alla carica di governo?’”
Dopo queste prime rilevazioni arriva quella delle indagini della procura di Macerata che lo indaga per un quadro di Rutilio Manetti rubato nel 2013 e, scrive il giornale diretto da Travaglio, “riapparso a Lucca nel 2021 come inedito di proprietà del critico-politico”. A proseguire l’inchiesta è Report che attraverso i suoi inviati incontra più volte il critico che reagisce in maniera scomposta fino all’ultimo con la frase shock: “Se muori in un incidente stradale sono contento”.
Di ieri invece la notizia della fine del rapporto con la fondazione Canova che gestisce la Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno. A comunicarlo il sindaco del paese veneto dove hanno sede, Valerio Favero.
A Ferrara invece le opposizioni unite continuano a chiedere le dimissioni da Ferrara Arte.
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