di Federica Pezzoli
“Siete pronti ad aggredire la vita come se fosse l’ultimo giorno?” E’ la domanda che dalla radio si sente rivolgere Rita, mentre in auto attende il suo Ambrogio per andare insieme al funerale del loro migliore amico, Cesare. Così comincia “Funeral Home”, di e con Daniela Cristofori e Giacomo Poretti, coppia sul palco e nella vita, che in questo lavoro giocano e si confrontano sul tabù della morte. In scena al Teatro Comunale Claudio Abbado fino a domenica 14 gennaio.
Lei è tutta in ghingheri, con cappellino e borsetta al braccio, tailleur e gioielli. Lui è un misto tra abito da cerimonia e gita fuori porta, con la cravatta del colore sbagliato e le scarpe da montagna.
Lui vorrebbe essere in qualsiasi luogo tranne che in quella ‘funeral home’ e non sopporta l’idea di dover parlare degli acciacchi dell’età, del tempo che trascorre e, soprattutto, della morte; mentre lei tratta la cosa come un qualsiasi altro argomento di conversazione.
È la classica tranquilla coppia âgé, della Milano medio-borghese, che ha passato una vita a battibeccare e a rinfacciarsi i propri difetti prima e le rispettive malattie e pillole ora, ma con quella tenerezza e quell’affetto che possono derivare solamente da una vita passata insieme.
Per un’ora e mezza, lui prova a sfuggire dalla realtà e lei cerca di riportarcelo; il tutto davanti agli occhi divertiti degli spettatori che a tratti vengono coinvolti nelle gag e nei bisticci dei due coniugi. C’è l’utopia della vita eterna, con Ambrogio che accarezza l’idea di farsi ibernare e Rita che, con spirito pragmatico, lo fa riflettere sulle implicazioni pratiche di farsi conservare sotto zero: dove mantenere il corpo congelato e poi “me la danno a me la pensione di reversibilità?” E c’è l’idea di cerimonia funebre di Rita, che vorrebbe una bara finemente intagliata dal costo esorbitante… che poi però finirebbe bruciata con la cremazione. Esilarante la scena nella quale i coniugi per sbaglio passano in rassegna i vari tipi di musica per rito funebre che è possibile mettere in pratica nella ‘funeral home’: dai monaci tibetani al funerale heavy metal. Un’elegante e raffinata presa in giro delle mode di questo nuovo millennio, dell’ipocrisia di una società che ha completamente rimosso la morte dal proprio vivere quotidiano, che ci vuole eternamente giovani, aitanti, senza rughe, pronti a rimandare all’infinito qualsivoglia presa di coscienza su ciò che accadrà domani. Alla fine si scopre però che forse, ancor più della morte, a far paura dopo quarant’anni insieme è la separazione, la solitudine del rimanere quando il compagno o la compagna di una vita se ne sono andati.
Eleganza, raffinatezza e uno stile da commedia british, sono le caratteristiche di questo “Funeral home” che mette in scena le nostre paure, per affrontarle e tentare di esorcizzarle ridendoci su, almeno per una sera. Grande prova di Giacomo Poretti e Daniela Cristofori, affiatatissimi sul palcoscenico, tanto da riuscire a improvvisare sull’inconveniente imprevedibile della tosse di lei, incorporando questo contrattempo nel testo. Chapeau! E applausi a scena aperta.
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni
Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.
OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:
Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com