Spettacoli
14 Dicembre 2023
Concerto prenatalizio oggi giovedì 14 dicembre al Teatro Comunale Abbado con l'Akademie für Alte Musik e il Rias Kammerchor di Berlino diretti da Justyn Doyle

Il Messiah di Händel torna a Ferrara Musica

(Foto di Uwe Arens)
di Redazione | 2 min

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Appuntamento prenatalizio, è uno dei concerti di punta della stagione 2023/2024: oggi giovedì 14 dicembre – Teatro Comunale “Claudio Abbado”, ore 20.30 – verrà riproposto a Ferrara Musica, a 19 anni dalla sua ultima esecuzione, il celebre Messiah di Händel, oratorio per soli, coro e orchestra considerato la summa della dimensione del Barocco in musica. Diretti dall’inglese Justyn Doyle, ne saranno protagonisti due ensemble di grande tradizione, che hanno fatto la storia dell’interpretazione musicale della musica antica: l’Akademie für Alte Musik Berlin – già ospite a Ferrara Musica nel 2021 per due applauditissimi concerti bachiani, il Rias Kammerchor Berlin (al suo ritorno in stagione dopo 15 anni), accompagnati da un quartetto di solisti di prim’ordine: Julia Doyle (soprano), Benno Schachtner (controtenore), Alexander Sprague (tenore), Neal Davis (basso).

Fu William Cavendish, Lord luogotenente d’Irlanda, a proporre a Händel  (che si era ormai trasferito a Londra dalla nativa Sassonia, dopo quattro anni in Italia) di recarsi a Dublino e di comporre un oratorio per beneficenza. Nacque così l’oratorio in tre parti Messiah, composto con velocità sbalorditiva, dal 22 agosto al 14 settembre 1741. La prima esecuzione ebbe luogo a Dublino, nella New Music Hall di Fishamble street, il 13 aprile 1742. I biglietti andarono a ruba, e il ricavato del concerto fu destinato ad associazioni di beneficenza, inaugurando così una duratura connessione tra quest’oratorio e le opere di bene; a partire dal 1750 infatti Händel instaurò l’abitudine di eseguirlo ogni anno presso il Foundling Hospital di Londra, l’ospizio degli orfani, cui alla sua morte il compositore lasciò una copia della partitura del Messiah. Il libretto, organizzato da Charles Jennens, è interamente tratto dalla Bibbia, con un efficace collage di versetti. La struttura è divisa in tre parti: la prima parla della nascita di Gesù, la seconda affronta passione e morte, la terza infine è interamente dedicata alla resurrezione finale e si apre infatti con l’aria del soprano “I know that my Redeemer liveth”, che è uno dei brani più famosi dell’oratorio (insieme al poderoso “Hallelujah!” che conclude la seconda parte). Grazie al testo creato da Jennens, Händel supera i limiti dell’oratorio italiano e tedesco, che seguendo le regole dell’unità di azione avevano trattato sempre separatamente gli episodi gaudiosi, dolorosi e gloriosi della vita di Cristo.

L’interpretazione proposta dal direttore Justyn Doyle insieme ai due complessi di Berlino, riporta alle origini questo capolavoro recuperandone la dimensione intima e contemplativa che conquistò per primo il cuore dei dublinesi.

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