Economia e Lavoro
8 Dicembre 2023
L'analisi è finanziata, in termini economici, da Adbpo con 194.000 euro e prevede una durata dei lavori di non oltre 24 mesi. L'obiettivo è recuperare e utilizzare le acque reflue in uscita dal depuratore cittadino

Acqua del Po per uso industriale. Uno studio di fattibilità per ridurne i prelievi

di Redazione | 4 min

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Ridurre il prelievo di acqua dal Po per uso industriale, recuperando e utilizzando le acque reflue in uscita dal depuratore cittadino per il funzionamento del polo industriale e tecnologico di Ferrara.

È questo l’obiettivo a cui punta lo “Studio di fattibilità e impatto ambientale per il riuso a fine industriale di acque reflue depurate della città di Ferrara” al centro di un accordo di collaborazione che sarà sottoscritto nei prossimi giorni da Comune di Ferrara, Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po (AdBPo), Provincia di Ferrara, Università di Ferrara, Università Politecnica delle Marche e Agenzia Territoriale dell’Emilia-Romagna per i Servizi Idrici e Rifiuti (Atersir).

Tutti i dettagli del progetto sono stati illustrati ieri, giovedì 7 dicembre in conferenza stampa dall’assessore comunale all’Ambiente Alessandro Balboni, dal segretario generale dell’AdBPo Alessandro Bratti e dal capo Gabinetto del sindaco del Comune di Ferrara Alessia Pedrielli. Erano presenti fra gli altri anche Francesco Fatone (docente del Dipartimento di Scienze e Ingegneria della Materia, dell’Ambiente e Urbanistica presso l’Università Politecnica delle Marche), Stefano Alvisi (docente del Dipartimento di Ingegneria dell’Unife), Vito Belladonna (direttore di Atersir) e Luisa Pasti (docente del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Prevenzione di Unife).

Tre le principali finalità dello studio: la quantificazione delle risorse e dei fabbisogni idrici nell’ambito del bacino territoriale di Ferrara; la valutazione delle alternative progettuali e la successiva analisi costi-benefici per la realizzazione delle infrastrutture utili al riuso industriale o irriguo; e l’analisi degli impatti ambientali, sanitari e socioeconomici dell’intervento.

Le attività previste per la realizzazione dello studio di fattibilità comprendono: uno studio preliminare di risorse e fabbisogni e un’analisi dei casi studio italiani ed europei del riutilizzo dell’acqua per uso industriale; un’analisi tecnico-economica delle infrastrutture e degli scenari tecnologici disponibili; e un’analisi costi benefici dell’infrastruttura e delle alternative progettuali.

Lo studio è finanziato, in termini economici, da Adbpo con 194.000 euro e prevede una durata dei lavori di non oltre 24 mesi.

I due team che si occuperanno della raccolta ed elaborazione dati sono: il Water and Waste Environnement Engineering Lab (WWEELab) formato da 20 ricercatori, di cui 4 senior di diverse nazionalità sia europee che extra-europee del Dipartimento di Scienze e Ingegneria della Materia dell’Ambiente e Urbanistica dell’Università Politecnica delle Marche, coordinato dal prof. ing. Francesco Fatone r il Laboratorio Terra&Acqua Tech del polo dell’Università degli Studi di Ferrara che si occupa da anni di ricerca e trasferimento tecnologico nell’ambito sia dell’uso sostenibile della risorsa idrica, del ripristino ambientale e della gestione dei sistemi idrici, con particolare attenzione a quelli urbani, ovvero ai sistemi acquedottistici e fognari.

Ad oggi, il prelievo di acqua dal fiume Po per usi industriali è caratterizzato da una portata variabile da 2.200 m3/h a 3.300 m3/h e questo determina un prelievo pari a circa 17.000.000 m3/anno. Il depuratore gestito da Hera registra una portata in uscita di circa 16.000.000 m3/anno di acque depurate.

“La siccità – ha sottolineato l’assessore Alessandro Balboni – è un problema serio non solo per gli aspetti legati all’uso civile dell’acqua, ma anche per gli aspetti legati al suo uso in ambienti industriali. Questo studio risulta quindi importante per costruire un’infrastruttura strategica per il futuro del nostro petrolchimico, che consuma circa il 2%, all’anno, della portata del fiume Po, ossia 17 milioni di metri cubi d’acqua. Il riuso dell’acqua è uno strumento che servirà a garantire sia una maggiore sostenibilità ambientale sia una certezza sul fronte dell’attività produttiva. L’obiettivo ultimo è quello di coniugare l’aspetto economico e il rispetto dell’ambiente. Questo sistema servirà a garantire un avvenire sicuro e sostenibile anche al Polo industriale e Tecnologico di Ferrara, che riveste un ruolo centrale per la città, sotto il profilo economico e occupazionale”.

“Il progetto-pilota sul Polo Chimico, che punta a realizzare un modello di riuso delle acque reflue lungo tutto il Distretto idrografico Padano, è un esempio virtuoso di economia circolare in cui Ferrara è all’avanguardia; può essere inoltre una concreta applicazione del Regolamento europeo per il riuso delle acque, coinvolgendo le comunità locali e creando anche un indotto grazie ad importanti investimenti. Nell’ottica delle azioni di adattamento al cambiamento climatico e delle relative politiche di mitigazione da attuare questo progetto ha l’obiettivo di concorrere, insieme ad altre innovative strategie, a rendere il nostro territorio più resiliente. Un esempio virtuoso di collaborazione pubblico-privato in cui innovazione tecnologica e ricerca scientifica viaggiano parallele contribuendo al miglioramento delle prestazioni ordinarie delle Istituzioni”, ha spiegato il segretario AdBPo, Alessandro Bratti.

“Quello al centro dell’accordo – ha concluso Alessia Pedrielli – è uno studio all’avanguardia nel panorama nazionale: si valuterà il modo migliore per riutilizzare le acque reflue della città per alimentare i circuiti del Petrolchimico, che ad oggi utilizzano acqua (prelevata direttamente dal fiume Po) per il raffreddamento degli impianti e per i cicli produttivi. Un particolare valore aggiunto di questo accordo, è la collaborazione e l’impegno di diversi enti che, in sinergia, lavoreranno per un unico obiettivo e, allo stesso tempo, lo studio di fattibilità si inserisce nel percorso, già avviato e coordinato dal Comune di Ferrara, per l’efficientamento energetico del Polo chimico, che ha messo al centro dell’attenzione il tema del risparmio idrico. Ferrara conferma così la volontà di dare, per quanto possibile, risposte concrete ad una delle principali criticità del nostro tempo: la siccità”.

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