Al Jazz Club arriva Kris Davis
Sabato 10 maggio alle ore 21.30 al Jazz Club arriva il Kris Davis Trio feat. Robert Hurst & Jonathan Blake
Sabato 10 maggio alle ore 21.30 al Jazz Club arriva il Kris Davis Trio feat. Robert Hurst & Jonathan Blake
Sabato 18 maggio, il Circolo Arci Bolognesi ospita una nuova tappa del circuito cinematografico SunER, il progetto promosso da Arci Emilia Romagna, con la collaborazione di Ucca e il sostegno della Regione Emilia-Romagna
In occasione di "Interno Verde 2025", il MEIS (via Piangipane 81, Ferrara) organizza domenica 11 maggio, ore 10.30, "Gli alberi raccontano le feste"
Oggetti quotidiani, scorci urbani familiari o dimenticati, frammenti di umanità e natura si intrecciano in una trama di immagini nitide ma dense di interrogativi nel libro Nell'ombra che resiste alla notte, opera prima del poeta Christian Abate
Prosegue il ciclo di presentazione “Chi ha paura dei libri?”, organizzato a Ferrara da Famiglie Arcobaleno - Associazione Genitori Omosessuali per tutto il mese di maggio, che ha esordito domenica scorsa con libro “Storie di genitori trans” di Egon Botteghi
di Federica Pezzoli
Una corsia vuota sulla pista della gara femminile dei duecento metri piani delle Olimpiadi di Londra 2012: è quella che Chiara Tessiore si è immaginata riservata a Samia Yussuf Omar, atleta somala diciasettenne che ai giochi di Londra non arriverà mai perché la sua corsa per la vita è finita, come purtroppo quelle di tanti – troppi – altri, nel mar Mediterraneo.
Conosciamo la storia di Samia grazie a Abdi Bile, medaglia d’oro nei millecinquecento metri ai Mondiali di Roma 1987. Dopo il trionfo di Mo Farah, atleta britannico di origine somala, alle Olimpiadi di Londra, davanti a una platea riunita a Mogadiscio per ascoltare i membri del Comitato Olimpico Nazionale, dice: “Siamo felici per Mo, è il nostro orgoglio, ma non dimentichiamo Samia. Sapete che fine ha fatto Samia Yusuf Omar? La ragazza è morta… morta per raggiungere l’Occidente. Aveva preso una carretta del mare che dalla Libia l’avrebbe dovuta portare in Italia. Non ce l’ha fatta. Era un’atleta bravissima. Una splendida ragazza”. Chiara Tessiore ne ha fatto una storia di “velocità e dimenticanza” e l’ha raccontata in anteprima per il pubblico di Ferrara OFF sabato 2 dicembre.
È il 19 agosto 2008, fa caldo e nel famoso stadio soprannominato “the bird nest”, il nido d’uccello, si corre la quinta batteria di qualificazione dei duecento metri piani femminili: Samia, che corre in seconda corsia, magrissima, con i fuseaux lunghi, una maglietta di cotone con i colori della Somalia, scarpe regalate dalla squadra di atletica sudanese e una fascia di spugna bianca sulla testa, arriva ultima. “Nove secondi di distacco dalle altre. Sui duecento metri. Un’infinità”.
In quei secondi, in quei metri che la separano dalle altre, fortissime atlete in gara, Tessiore concentra tutta la storia di Samia, in una sorta di telecronaca che accorcia e dilata i tempi narrativi come se stesse riavvolgendo o mandando avanti una videocassetta: un vhs come quelli così presenti in ogni casa negli anni Novanta e che ora giacciono dimenticati nelle soffitte e nelle cantine, ormai superati dallo streaming e dalle piattaforme on demand. Gli allenamenti per le strade di Mogadiscio, con le maniche lunghe e il velo in testa, fra i posti di blocco e le minacce di morte se non avesse smesso di fare sport; l’amicizia con il suo ‘allenatore’ Alì, scomparso dalla sua vita a causa della guerra civile e del fondamentalismo che attanagliano la Somalia; il viaggio intrapreso nel 2011 per raggiungere la Libia e da lì l’Europa, ma finito in mare. Per allenarsi e realizzare il suo sogno. Samia, infatti, non sognava altro che correre e fare l’atleta e invece, suo malgrado, è diventata un simbolo: la ‘storia perfetta’, l’incarnazione dello spirito olimpico, in cui amore per lo sport ed emancipazione femminile lottano per riscattarsi da un’Africa povera e violenta. E poi? E poi tutto è andato avanti e la sua esile e timida figura è caduta nelle acque scure del Mediterraneo e nell’oblio.
Dunque l’augurio di Chiara Tessiore è che quel “facciamo che…” con il quale coinvolge il pubblico al termine dello spettacolo, un po’ come fanno i bimbi e le bimbe quando giocano immaginandosi un mondo migliore, si trasformi anche in un ‘J’accuse’ e la commozione e la memoria durino più di un like su Facebook e di un video di YouTube, spingendoci non solo a indignarci ma a impegnarci per immaginare e fare un mondo migliore.
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