“Stava sottraendo altri quindici faldoni dallo studio, glieli avevamo trovati sui sedili dell’automobile”. Aveva iniziato a lavorare come aiuto segretaria nello studio di un commercialista ferrarese, ma nessuno avrebbe mai immaginato che lei, fingendosi ragioniera e spacciandosi per dottore-commercialista senza averne titolo, si sarebbe intascata dei soldi per prestazioni professionali mai eseguite – e che non avrebbe potuto eseguire – e avrebbe sottoscritto un contratto d’affitto e di utenze domestiche, spendendo il nome di una collega.
Ieri (giovedì 30 novembre) quest’ultima, segretaria nello studio in questione, assistita dall’avvocato Alessandro D’Agostino, che ora chiede giustizia e risarcimento del danno, davanti al giudice Alessandra Martinelli, è stata chiamata a testimoniare sul fatto, quando l’odierna imputata, donna di 47 anni, aveva dato il suo nominativo sia alla società immobiliare che si era occupata della mediazione che alla proprietaria di casa, inducendola in errore nelle trattative per la locazione di un immobile in provincia di Ferrara.
In quella abitazione, inoltre, avrebbe attivato utenze domestiche con la E-On Energia, spendendo questa volta un altro nome ancora, che aveva preso da una cliente dello studio presso il quale lavorava e alla quale avrebbe ‘sottratto‘ mille euro che sarebbero serviti a regolarizzare la posizione fiscale, appropriandosene invece e non versandola.
La lunga e grave sequela di reati sarebbe avvenuta tra il 2019 e il 2020 quando la donna, oggi alla sbarra con l’accusa di truffa, esercizio abusivo della professione, sostituzione di persona e falso, avrebbe inizialmente chiesto a due persone importi per circa 10mila euro per le pratiche necessarie per aprire un’attività di parafarmacia a Ferrara e regolarizzare delle posizioni con l’Agenzia delle Entrate: adempimenti e somme che per la Procura erano privi di giustificativi e non erano corrispondenti a verità.
Ancora, avrebbe anche fabbricato dei documenti dell’Agenzia delle Entrate completamente falsi, che attestavano dei rimborsi da parte dell’AdE a beneficio della società costituita dalle due vittime.
Inoltre da un’altra cliente dello studio si sarebbe fatta consegnare un paio di assegni per quasi 5mila euro, che sarebbero dovuti servire per rimettere le cose a posto con l’Agenzia delle Entrate, e che invece l’imputata avrebbe usato per le proprie spese personali.
“A un certo punto – ha raccontato la testimone, a cui era stata rubata l’identità – abbiamo scoperto che stava prendendo soldi da altre persone per conto dello studio e che li utilizzava per i propri interessi. In una circostanza, per esempio, con quei soldi era andata a cambiarsi le gomme dell’automobile. Inoltre abbiamo trovato scontrini di parrucchiere, estetiste, negozi di vestiti e giocattoli per bambini. Siamo anche venuti a conoscenza – conclude la teste – che ci aveva fornito un indirizzo di casa falso. Dopo che l’avevamo colta con le mani nel sacco, non ci rispondeva più al telefono e ci siamo recati a casa sua per curiosità. Diceva di abitare in via Copparo. Poi però, arrivati davanti a questa grande villa, abbiamo suonato e ci è stato detto che lì non ci abitava chi stavamo cercando“.
La prossima udienza è stata fissata al 25 gennaio, mentre il 1° febbraio è in programma la discussione con eventuale sentenza.
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