Politica
29 Novembre 2023
Per il Partito Democratico "va data una parola chiara agli imprenditori e alle loro famiglie. Il governo è in ritardo e dal 1° gennaio 2024 sulle spiagge regnerà il caos". Respinto un emendamento della Lega che chiedeva di coinvolgere l'Ue

Gare concessioni balneari, ok a risoluzione Pd: “Il governo emani i decreti attuativi”

di Redazione | 5 min

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È stata approvata la risoluzione del Partito democratico che impegna la Regione a sollecitare il governo affinché emani i decreti attuativi per la definizione e lo svolgimento dei bandi di gara riguardanti le concessioni balneari, in linea con le indicazioni condivise da Regione Emilia-Romagna, associazioni di categoria ed enti locali, sollecitando, altresì, “un’urgente e complessiva riforma della materia in linea con la normativa comunitaria vigente”. La risoluzione è stata votata in commissione Politiche economiche, presieduta dal vicepresidente Gabriele Delmonte. La Lega ha presentato un emendamento, primo firmatario Massimiliano Pompignoli, che è stato respinto.

La risoluzione, a prima firma della consigliera dem Nadia Rossi, mira a sollecitare un intervento del governo per uscire dall’impasse in cui si trova da anni la categoria dei balneari e delineare i decreti attuativi dei bandi di gara, “al fine di tutelare le oltre 1.500 imprese coinvolte, principalmente a conduzione familiare, spina dorsale delle grandi industrie di questo Paese”. Inoltre, la risoluzione impegna la giunta “a sollecitare l’esecutivo nazionale a un’urgente e complessiva riforma della materia delle concessioni balneari, in linea con la normativa comunitaria vigente”. La risoluzione è stata firmata anche dai consiglieri del Pd Massimo Bulbi, Matteo Daffadà, Marco Fabbri, Marcella Zappaterra, Andrea Costa e Marilena Pillati.

Nadia Rossi ha spiegato che la Commissione europea “ha dato altri due mesi di tempo al governo per capire come intenda rimediare senza incorrere nella procedura d’infrazione. La stessa Commissione dice anche che i dati del ministero rivelano che il 50% delle coste italiane è occupato da stabilimenti, con picchi regionali, in particolare Liguria, Campania ed Emilia-Romagna, fino al 70%, pertanto le risorse naturali a disposizione di nuovi potenziali operatori economici sono scarse, in alcuni casi addirittura inesistenti”. La consigliera dem ha poi evidenziato come, dopo anni di inerzia, ancora non si sappia nulla delle nuove evidenze pubbliche e dei criteri che dovrebbero regolarle. “Gli operatori sono in allerta – ha puntualizzato Nadia Rossi – mentre il governo, nonostante gli impegni presi, si trova in grande ritardo e non sta dando le risposte dovute agli enti locali e all’intero comparto”. Secondo la consigliera, “l’impatto è notevole sul comparto e sull’indotto e si devono dare prospettive certa alle imprese, alle famiglie e ai dipendenti. La Cassazione ha annullato la decisione del Consiglio di Stato che a sua volta annullava la proroga delle concessioni dopo il ricorso di alcune associazioni di categoria. Ma nulla cambia sul piano dell’incertezza in cui versano famiglie, imprese, migliaia di lavoratori e un settore che in Romagna è tradizione, investimenti, qualità.” Secondo Nadia Rossi “la strada è delineata, si andrà alle gare. Vanno quindi emanati i decreti attuativi per definire i bandi, seguendo le indicazioni date dalla Regione Emilia-Romagna in accordo con associazioni di categoria e enti locali che è diventato anche il criterio condiviso dalla conferenza delle regioni. In primis riconoscendo il valore delle imprese balneari e degli investimenti fatti negli anni, un patrimonio che non può disperdersi. Il governo deve indicare strada precisa. Serve una riforma complessiva e va fatta con estrema urgenza, altrimenti i comuni procederanno in ordine sparso nell’interpretazione della norma”.

Massimiliano Pompignoli (Lega) ha presentato un emendamento alla risoluzione del Pd. “Va definito – ha spiegato il leghista – il complesso quadro normativo dopo la direttiva del 2006. La Cassazione ha accolto il ricorso della Fiba (Federazione balneari, ndr) e rinviato al Consiglio di Stato la questione delle proroghe per ‘vizio di eccesso di potere’. I dati del monitoraggio dicono che le spiagge occupate sono il 33% e non il 55% e questo rende giusto il ricorso. Se il principio viene riconosciuto dalla Ue, il problema che affligge gli imprenditori da 18 anni è risolto. Il governo ha fatto tavoli per avviare la mappatura e andare in Ue per contestare la direttiva Bolkestein. Serve un altro tentativo per salvaguardare le imprese a rischio bando e far accogliere la percentuale italiana. Vanno, poi, coinvolti tutti gli Stati perché eseguano una mappatura completa delle concessioni demaniali”.

Per Marco Fabbri (Pd) “quando affrontiamo questo tema, sento ripetere da anni le stesse inesattezze per eludere la normativa europea. Lo hanno già fatto diversi governi, perdendo tempo e impedendo la riqualificazione di uno dei principali comparti dell’economia. L’ultimo tentativo di proroga è del governo Conte-Salvini nel 2019. Nella sentenza della Cassazione trovo poco di nuovo. La Suprema corte non è entrata nel merito, salvo nella parte riguardante l’estromissione dal giudizio delle associazioni di categoria e di una Regione. Sulla mappatura non ci sono novità. Quella del governo non è una mappatura, ma una relazione di sole otto pagine per provare a rinviare in avanti ancora una volta il problema. È l’ennesimo tentativo di prorogare una scadenza”.

Per Silvia Zamboni (Europa Verde) “si deve arrivare all’applicazione della direttiva, anche in un’ottica di tutela ambientale di un bene pubblico. Importante è come arrivare ai bandi e quali criteri inserire. Il principio guida non è aumentare gli incassi dello Stato, ma introdurre criteri di sostenibilità: no a mega imprese con mega investimenti. Va migliorata la gestione del bene pubblico, impedendo l’impermeabilizzazione dei suoli e la crescita dell’antropizzazione. Bisogna tutelare le imprese che si sono comportate bene verso l’ambiente e coinvolgere le Regioni sui decreti attuativi”.

Per Maura Catellani (Lega) “se la mappatura del governo indica il 33%, credo che occorra dare risposte all’articolo 12 della Bolkestein per chiarire i dubbi. Non capisco perché il Pd non voglia farlo. Non ci sarà più il rinnovo automatico delle concessioni, ma un bando. La Corte di giustizia europea dice che il requisito essenziale è che vi sia scarsità della risorsa naturale, cioè le spiagge. Ritengo, pertanto, vada eliminato l’ultimo punto della risoluzione”.

“Nella risoluzione è scritto chiaramente che la competenza su questo tema è esclusivamente statale – ha precisato Nadia Rossi – e il nostro atto d’indirizzo serve a chiamare in causa e sollecitare il governo, in grave e colpevole ritardo. Devono essere emanati i decreti attuativi che definiscano le modalità di svolgimento e i criteri di valutazione per le evidenze pubbliche riguardanti le concessioni balneari. Perché in assenza di un’auspicata ma mai arrivata riforma, gli enti locali saranno costretti a pubblicare i bandi di gara per gli affidamenti al buio, in maniera disomogenea, all’interno di un ipotetico quadro di regole che il governo ancora non ha definito”. “Imprese, lavoratori e loro familiari vivono nell’incertezza. Speriamo vengano individuati con urgenza criteri equi per definire le evidenze pubbliche che riconoscano anche il valore d’impresa creato negli anni dai concessionari, come fra l’altro auspicato più volte dalla Regione. E speriamo – ha concluso la consigliera dem – che la riforma della materia, in linea con il diritto comunitario, arrivi presto”.

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