di Pietro Perelli
È un caso unico, lo si era già detto. Una bomba della seconda guerra mondiale trovata in un pilone, al primo piano dell’ex convento di San Benedetto durante i lavori di ristrutturazione. Un caso unico perché è raro trovare una bomba al primo piano e ciò sarebbe stato possibile proprio perché ha centrato il pilone. Inoltre già altri lavori avevano coinvolto quell’area del monastero ma, non andando a intaccare direttamente l’area in cui la bomba si è conficcata, non era stata trovata.
Nella mattinata di domenica 26 novembre invece si è proceduto alla messa in sicurezza dell’ordigno dal peso di 55 kg di cui 28 di esplosivo, con un raggio di azione possibile di 685 metri anche se si potrebbe circoscrivere a 400 metri l’area maggiormente rischiosa.
Sul posto i militari dell’ottavo Reggimento Genio Guastatori Paracadutisti Folgore di Legnago che hanno proceduto a estrarre l’innesco dalla bomba con un macchinario che si chiama Swordfish. Uno strumento che spara un getto potente di acqua e sabbia abrasiva a elevata pressione con cui viene tagliata la parte della bomba che funge da innesco. A quel punto, l’ordigno è stato traslato in quella che viene chiamata “camera standard“, una stanza ai cui lati sono stati posti sacchetti di sabbia per attutire l’impatto di una piccola esplosione che è servita per far brillare la spoletta.
Alle ore 11 la spoletta è stata infatti tagliata e separata dal corpo bomba e fatta brillare alle 12 – dopo l’ok del prefetto Massimo Marchesiello – nella camera di contenimento, tutto in anticipo rispetto alle previsioni.
Alle 12.32 poi la restante parte del corpo dell’ordigno è stata rimossa dal luogo del rinvenimento e trasportata all’interno di una cassetta di sicurezza su un mezzo degli artificieri dell’esercito, con cui è stata trasferita verso la cava di Casaglia in via Melvin Jones, dove è stata fatta brillare alle 15.19, orario di fine operazioni.