Lettere al Direttore
25 Novembre 2023

La cultura del rispetto

di Redazione | 2 min

In una società che ci coinvolge quotidianamente in episodi dove la violenza assume contorni di sempre maggior crudeltà ed efferatezza, parlare di “rispetto” sembra quasi un esercizio di anacronistica rifessione retorica. Eppure non si può non convenire che qualora questo venga a mancare, si configuri realisticamente un maggior rischio di prevaricazione del soggetto più forte a danno del più debole.

Passa dunque attraverso questo “sentimento morale” quella imprescindibile educazione al vivere civile, quel riconoscimento dei diritti e della dignità della Persona, quella valorizzazione delle differenze , che ti fanno  avvicinare all’altro con un atteggiamento aperto ed inclusivo. Promuovere una “cultura del rispetto” significa costruire un clima di fiducia anche nei rapporti interpersonali e, in particolare, nelle relazioni intime, all’interno delle quali mettere in atto quell’esercizio virtuoso di “consenso attivo” che diventa ineludibile per una sessualità libera e consapevole, in un dialogo continuo che consenta a ciascuno di esprimere sè stesso.

Laddove venga meno ogni facoltà di scegliere e manchi un autentico controllo del proprio corpo, possono nascere comportamenti che, da apparentemente innocui, rischiano di degenerare gradualmente fino alle più abbiette perversioni. Non cadiamo nella trappola di far passare uno stupro, in particolare se di gruppo, come fatto eccezionale. Creare “mostri” alimenta la rabbia del momento e impedisce di responsabilizzare la nostra visione d’insieme nell’individuare il filo conduttore che lega ogni forma di violenza, denunciata o sottaciuta. Compresa quella che segna una indegna irresponsabile continuità del crimine in sè, nella morbosa ricerca sui social media di scene raccapriccianti, che fotografano la brutale sottomissione di una giovane donna per mano di vili e crudeli aguzzini.

A testimonianza di una deprecabile tolleranza in vari strati della società, e delle reali difficoltà che  si trovano a dover affrontare le Istituzioni, a vari livelli, nell’affrontare il fenomeno, e conseguentemente mettere in atto azioni volte a favorire una decisa inversione di tendenza. Che la violenza si sia potuta reiterare fino al punto di compiere i più orribili e barbari delitti, è dunque stato anche in parte possibile per una colpevole sottovalutazione, a cui fa seguito troppo spesso un pericoloso cieco giustificazionismo, purtroppo assai diffuso.

Fiorenza Bignozzi

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