È stata approvata definitivamente dall’Assemblea regionale la delibera di adozione dello schema di modifica del regolamento regionale n.1 del 2018, finalizzata all’adozione di criteri e condizioni omogenee per il rilascio di concessioni demaniali agli acquacoltori, in aree fluviali oppure in aree marine, rimuovendo le disparità attualmente esistenti, sia in termini di criteri per l’assegnazione delle aree, sia in termini di canoni demaniali.
“È un provvedimento di grande importanza per gli acquacoltori di Comacchio – afferma Massimo Bellavista, responsabile regionale del settore pesca di Legacoop Agroalimentare – che, come Alleanza delle cooperative italiane pesca, chiediamo da anni. Siamo consapevoli delle difficoltà che comporta dover concertare le norme tra i diversi Enti che hanno competenza in materia, trattandosi di acque interne, per di più in un’area protetta e apprezziamo il lavoro portato avanti in particolare dal Settore Attività faunistico-venatorie, pesca e acquacoltura della Regione”.
“Il regolamento è particolarmente importante in un momento come quello che stiamo vivendo – prosegue Vadis Paesanti, responsabile regionale di Federcopesca Confcooperative – perché consente di sviluppare progetti dedicati all’allevamento delle vongole in acque interne, disciplinando la gestione delle concessioni così come già avviene nella Sacca di Goro, andando ad individuare possibili aree non minacciate dal granchio blu”.
Per le acque interne non è previsto il Canone ricognitorio, ovvero il canone agevolato che viene concesso alle cooperative che svolgono attività di acquacoltura nelle acque demaniali, ma la Regione si è già impegnata, ora che il Regolamento è stato approvato, ad applicare il Canone minimo consentito alle concessioni in uso al Consorzio Tre Ponti che riunisce tutte le cooperative di acquacoltori di Comacchio.
“L’applicazione del Canone minimo – conclude Patrizia Masetti, responsabile regionale di Agci – Agrital settore pesca – sia per le attuali concessioni, che per eventuali concessioni future potrà consentire una ripresa dell’attività di molluschicoltura, oggi praticamente azzerata dal granchio blu, in aree vocate all’acquacoltura, oggi non produttive”.
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