Il Cpr che dovrebbe sorgere a Ferrara deve essere il primo punto dell’agenda politica. Perché siamo di fronte a “una struttura permanente che cambierà la vita della città”.
A tornare sul Centro di permanenza per i rimpatri è Fabio Anselmo, che fa presente come “ci stiamo misurando con i problemi di questi esseri umani il cui destino sarà bene o male legato anche alla nostra città. Molti ne hanno paura e posso capirli. Tanti ne soffrono nelle loro coscienze incapaci di darsi una soluzione che coniughi umanità ed egoismo. Un ossimoro sempre più evidente”.
L’avvocato riflette sulle conseguenze di queste strutture e sui loro ospiti: persone recluse per motivi amministrativi che, trascorsi senza rimpatrio i 180 giorni previsti, devono essere lasciati liberi, senza assistenza, sul territorio: “Io mi chiedo e chiedo a tutti i ferraresi cosa faremo quando si apriranno loro le porte del Cpr e verranno buttati letteralmente in strada dopo 180 giorni di torture e sofferenze? Liberi. Ma liberi di fare cosa?”,
Ecco allora un consiglio al futuro candidato dell’opposizione “che dovrà dialogare con il sindaco uscente metta questo problema al primo posto in agenda. Stiamo parlando di una struttura permanente che cambierà la vita della città”.
Anselmo sembra infastidito dal mancato accordo del Tavolo dell’alternativa, sul quale proprio lui – in sede di disponibilità a essere candidato -aveva chiesto una parvenza di unità. “Qualcuno – chiede retorico – si pone il problema oggi di come affrontare l’emergenza di domani piuttosto che litigare sull’identità del candidato sindaco di oggi? Od almeno si pone il problema di come responsabilizzare il sindaco di oggi che, visto quello cui sto assistendo, sarà anche quello di domani?”.
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