Attualità
21 Novembre 2023
Guglielmi (Udi): "Non è solo commemorare ma anche per dire che prevenire la violenza maschile si può"

“Zapatos Rojos”. Installazione in Castello per ricordare le donne vittime di violenza

di Redazione | 3 min | 1 visite.

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“Zapatos Rojos” (scarpe rosse in spagnolo). Si tratta del titolo dell’installazione posta nel cortile del Castello perché “È 25 novembre anche quest’anno”, la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Un’installazione ideata da Elina Chauvet nel 2019 a Ciudad Juarez in Messico dove si comincio a parlare di femminicidio a causa del rapimento, lo stupro e l’uccisione di migliaia di giovani donne. 

L’installazione e la sua inaugurazione sono state fortemente volute Annalisa Felletti consigliera di parità della provincia di Ferrara. Accanto a lei il presidente della provincia, Gianni Michele Padovani ma anche il prefetto Massimo Marchesiello e Sergio Russo in rappresentanza della Questura. Sono presenti anche don Alessio Grossi per la curia, Domenica Ludioni dell’ufficio scolastico provinciale, Stefania Guglielmi (presidente Udi Ferrara) e Paola Castagnotto (presidente del Centro Donne e giustizia). Partecipano alla commemorazione anche Ilaria Baraldi (Pd) e Francesca Battista (Cgil).

Alle scarpe rosse si accompagna un drappo rosso che, spiega Felletti, “rappresenta il posto occupato, il posto di una donna vittima di femminicidio”. La consigliera provinciale ricorda una per una le 105 donne uccise da inizio anno a oggi per poi chiedere un minuto di silenzio subito dopo aver pronunciato il nome di Giulia Cecchettin, l’ultima vittima della violenza di un uomo.

“Essere ancora qui – ricorda Stefania Guglielmi -, anche quest’anno, non è solo commemorare ma anche per dire che prevenire la violenza maschile si può”. Anzi, “se non ci fosse tutto quello che noi facciamo i numeri sarebbero anche superiori”. Ricorda poi che la violenza maschile non è legata alla “frustrazione” e che quindi serve attenzione nel trattarla solamente dal punto di vista psicologico. Si tratta di un “modello culturale”, “dell’esercizio di un modello di autorità”. 

“Anche io – aggiunge Paola Castagnotto – non penso che sia un fenomeno ma un modello di organizzazione sociale”. E aggiunge che “le uniche possibilità per andare avanti sono quelle di continuare a lavorare insieme. Costruire un sistema che collabora nelle sue diversità”. 

“Dobbiamo costruire – aggiunge – uno schieramento molto compatto che contrasti quel sentimento di solitudine che molte donne sentono”. Un sentimento di “solitudine e abbandono, sentono di non potercela fare”. 

Colpita, dice , dalla sorella di Giulia nonostante il dolore ha detto: non starò zitta, continuerò a parlare. E non tacerò mai”. “Bisogna non tacere e non rassegnarsi all’idea che la violenza è stata normalizzata dalla nostra società, una cultura generale che sta normalizzando la violenza”. “Credo – conclude – che se lo meritino le donne che non ci sono più, i loro famigliari e tutte quelle che hanno bisogno di sentire che non sono sole”.

Dice di essere “demoralizzato” il prefetto Marchesiello perché “ci troviamo di fronte a un’emergenza a cui non si riesce a porre rimedio”. Sottolinea poi l’attenzione che la stampa deve mettere nel “non dare notizie che umilino le vittime”. Vittime che continuano a crescere e “ho paura – aggiunge Padovani – che potrebbe aumentare” ma “non dobbiamo sentirci sopraffatti ma continuare”. Si deve continuare “la formazione nelle scuole ma anche in casa nelle famiglie facendo ognuno un po’ di autocritica dando rispetto alle persone”.  

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