Politica
21 Novembre 2023
Il giudice Alessandra Martinelli ha condannato Paolo Vezzani per diffamazione aggravata a mezzo internet nei confronti dell'attuale assessore della giunta Bonaccini

Espose Calvano alla ‘gogna’ social. Ex consigliere Lega pagherà 2.000 euro di multa

di Davide Soattin | 3 min

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È stato condannato a 2.000 euro di multa, al versamento di una provvisionale di 5.000 euro e al pagamento di 3.500 euro di spese legali l’ex consigliere comunale leghista Paolo Vezzani, ieri (lunedì 20 novembre) accusato di diffamazione aggravata a mezzo internet per aver esposto Paolo Calvano, assessore regionale al Bilancio dell’Emilia-Romagna in quota Partito Democratico, a quella che fu una vera e propria gogna social.

I fatti risalgono al 16 luglio 2019 quando Vezzani, appena eletto tra le fila della maggioranza guidata dal sindaco Alan Fabbri, sulla propria pagina Facebook, pubblicò una foto che ritraeva Calvano insieme a Maria Elena Boschi e a un volontario della festa Pd di Villalunga, in provincia di Reggio Emilia, spacciando la figura del politico ferrarese per il sindaco di BibbianoAndrea Carletti, coinvolto – a suo tempo – nell’omonima inchiesta sulla questione affidi nel Reggiano.

“Ecco a voi Elena Boschi – scrisse – col sindaco di Bibbiano, tristemente agli onori delle cronache con l’arresto per gli abusi perpetrati a danni dei minori…E nell’Intelligentia del Pd dicevano di non conoscerlo, che bricconcelli quelli del Pd. Qui casca l’asino“.

“È stato un attacco politico che veniva dalla Lega nei confronti del Pd” aveva precisato Vezzani in aula, sentito nell’udienza dello scorso 9 ottobre, prima di esporre la propria versione dei fatti. “Ho agito facendo mia quella che era una direttiva politica, ma ho sbagliato perché non sapevo chi era Paolo Calvano, né l’avevo mai visto o conosciuto prima e, per via della somiglianza tra lui e il sindaco, ho fatto un errore nello scegliere la foto da utilizzare” aveva spiegato l’ex leghista, che in un secondo post, pubblicato poco più tardi, aveva fatto mea culpa “per lo scambio di identità, visto il taglio di capelli e la barba” dal momento che la somiglianza è tanta che è facile incombere in tranelli”.

La vicenda social però non si esaurì e proseguì con la pubblicazione di un terzo post da parte di Vezzani che, una volta appresa la notizia dell’imminente querela nei suoi confronti da parte del politico Pd, tornò nuovamente sulla questione Bibbiano, dando ‘in pasto‘ ai suoi follower una foto in cui erano ritratti sia Calvano – a quel tempo consigliere e segretario regionale del Pd – che il sindaco della cittadina reggiana, insieme a Maria Elena Boschi. “Ecco le foto giuste” aveva digitato dalla tastiera del suo computer, aggiungendo che “le foto esistevano e per somiglianza mi ero sbagliato“.

“Nei giorni precedenti, Calvano aveva dichiarato ai giornali che a Bibbiano non c’era mai stato e io non feci altro che andare su Google per cercare una foto che dimostrasse il contrario” è stata la giustificazione fornita a suo tempo davanti al giudice dall’imputato che, rivelando di “aver subito minacce da parte di esponenti del Pd, tanto da rimanere chiuso in casa per un mese per paura di ritorsioni” per quanto accaduto, aveva comunque rinnovato le proprie scuse “sentite e spontanee” all’esponente dem”.

Chiamato a deporre in aula come persona offesa, assistito dagli avvocati Fabio Anselmo e Bernardo Gentile, l’attuale assessore regionale aveva invece definito “un’azione voluta e non un errore casuale” quanto accaduto, a maggior ragione in un momento di “altissima tensione sociale in cui qualcuno rischiava di collegare il mio volto a un’inchiesta in cui io ero totalmente estraneo con eventuali ripercussioni sulla mia famiglia“. “Quel post – aveva aggiunto Calvano – l’ho reputato una associazione offensiva nei miei confronti e in quelli del Pd e, di fronte all’evolversi della situazione, oltre che al turbamento dato dalla pervasività del fatto, ho ritenuto fosse necessario intervenire per tutelarmi“.

Il termine per le motivazioni che hanno portato il giudice Alessandra Martinelli a emettere la sentenza di condanna nei confronti di Paolo Vezzani è stato fissato entro 60 giorni.

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