Codigoro. Il sistema agroittico alimentare presenta troppi segnali di declino: le aziende agricole si trovano lungo un piano inclinato che le sta lentamente portando a diradarsi, registrando un calo medio annuo del 3%. Il dato è emerso nel corso dei lavori del forum “L’agroittico alimentare italiano tra criticità e prospettive” organizzato da Agrocepi Italia a Codigoro.
“I numeri del settore agricolo, in Italia, come in Emilia Romagna – ha detto il presidente di Agrocepi Emilia Romagna, Roberto Fenati – sono in costante calo: la maglia aziendale cresce, ma non in maniera significativa, abbiamo un’ età media dei conduttori di 62 anni, e i giovani fanno fatica ad inserirsi anche per le non esaltanti remunerazioni dei prodotti”. Nel settore frutticolo, in particolare, l’Italia ha perso in 20 anni 9 posizioni nella classifica mondiale dei produttori.
“Soffriamo di una frammentazione commerciale che continua a portarci a svendere i nostri prodotti di qualità – ha detto il presidente di Agrocepi Italia, Corrado Martinangelo – Dobbiamo seguire tre linee di azione: innovazione e ricerca; velocizzazione delle risposte alle aziende da parte dalla pubblica amministrazione; sostenibilità ambientale economica e sociale delle stesse”. “Sono molti gli elementi che hanno determinato le perdite di posizione di questo settore al quale abbiamo rivolto la nostra attenzione – ha detto sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste, Patrizio Giacomo La Pietra – Credo che anche le politiche europee abbiano influenzato molto questo comparto: se imponiamo ai nostri agricoltori regole sempre più stringenti le produzioni diventano meno sostenibili dal punto di vista economico favorendo la concorrenza extra Ue. Tra alluvione e siccità non ci siamo fatti mancare niente. Dobbiamo iniziare però a ribaltare il paradigma che fino ad oggi ha sostenuto l’agricoltura, incentivando gli accordi e i contratti di filiera, fondamentali per la distribuzione del reddito“.
Da questo punto di vista e relativamente al problema del granchio blu, il ministero, oltre a stanziare risorse e a incentivarne il consumo, sta lavorando per costruire delle filiere apposite. “Penso – ha detto La Pietra – alla mangimistica, settore in cui il granchio blu potrebbe dare il suo valore aggiunto. Il governo si è attivato immediatamente ma il problema vero è che questo fenomeno è stato del tutto inaspettato e nessuno scientificamente ci sa dire quale sia la cosa migliore che possiamo fare”. Il sottosegretario, infine, non chiude le porte alla possibilità di costituire a Comacchio un centro di ricerca e indirizzo che studi l’inquinamento da “specie aliene”: “Se il territorio propone un progetto – ha concluso – lo potremo analizzare”.
Nel corso dell’incontro si sono collegati il capo della segreteria tecnica del ministero dell’Agricoltura Sergio Marchi e l’europarlamentare Paolo de Castro. Erano presenti anche Stefano Vaccari e Mauro Malaguti, entrambi componenti della Commissione Agricoltura della Camera.
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