Lettere al Direttore
21 Novembre 2023

Giulia fa parte di tutte noi

di Redazione | 4 min

BASTA. Una parola urlata davanti alla televisione con un peso sul petto e gli occhi pieni di lacrime. Poche sillabe gridate sentendo l’ennesimo caso di femminicidio, un’altra donna, Giulia Cecchettin, morta senza motivo, senza un filo logico.

Un uomo, l’ennesimo uomo, non una bestia, né un mostro, convinto che gli fosse stato sottratto qualcosa di sua proprietà, un suo oggetto, qualcosa che avrebbe dovuto manipolare e controllare fino alla fine. E se questo non fosse stato possibile, allora, l’unica opzione sarebbe stato ucciderla. Organizzare la sua morte e la propria fuga. Un kit di sopravvivenza e delle mappe. Un luogo, il lago di Bàrcis: lì avrebbe poi scaricato Giulia, una ragazza decisa ad incontrare un’ultima volta la persona che aveva amato per un anno, decisa a rivedere il suo ex per non lasciarlo solo.

E così, dopo averla rapita e picchiata, Filippo Turetta decide di infliggerle venti coltellate tra testa e collo per ricordarle che non avrebbe dovuto lasciarlo, che se fosse rimasta al suo fianco non sarebbe morta.

Si sarebbe laureata, avrebbe frequentato quella scuola di disegno che tanto sognava da anni, avrebbe

continuato la sua vita da giovane donna. Invece no. Ha deciso di abbandonarlo e ora deve pagare.

Deve esserle sottratto tutto: le sue speranze, la sua autonomia, il suo futuro. E quale era la sua colpa? Essersi presa la libertà di decidere per sé e di rivendicare il suo diritto ad essere indipendente.

103 le donne uccise nel 2023 in Italia. 103 donne che passati i primi momenti, i primi giorni di sconforto generale, si trasformano improvvisamente in semplici numeri. Vengono dimenticate da tutti, soprattutto da tutti coloro che dovrebbero fare qualcosa per cercare di annientare quella che è una società patriarcale basata sulla cultura dello stupro e, quindi, sull’idea che “la donna è mia e posso farci ciò che voglio. Stuprarla se ho voglia di provare piacere, umiliarla se raggiunge i suoi obbiettivi, ucciderla se mi delude o se non mi serve più.

Questo non è amore, è possesso, è un rapporto tossico, è sottrazione di libertà, è annientamento.

Come ricorda a tutti il papà di Giulia: “L’amore vero non umilia, non delude, non calpesta, non tradisce e non ferisce il cuore. L’amore vero non picchia, non urla, non uccide”. Eppure lo sappiamo tutte. Ogni volta che leggiamo della scomparsa di una ragazza o di una donna sappiamo sempre come andrà a finire, ma continuiamo a controllare le notizie compulsivamente, nella speranza di vedere, per una volta, un lieto fine, un risvolto positivo, un uomo pentito che ritorna sui suoi passi.

Le speranze sono ormai perse.

Noi donne abbiamo assistito al crollo dei valori in cui crediamo, vediamo intere generazioni che non vengono più educate al rispetto, all’ascolto e alla comprensione di sé e degli altri. La disperazione per questo scempio è tale che non riusciamo più a scorgere un punto di ritorno, un modo di fondare una società basata sulla capacità di discernere un comportamento corretto da uno sbagliato e limitante.

Più il tempo passa, minore è la possibilità che qualsiasi forma di intervento strutturale possa essere

veramente efficace. Risvegliare le coscienze, ormai, sembra impossibile. Rimaniamo noi donne, sole nella nostra paura e nella disperazione.

Si spera in una soluzione, in un finale nuovo che non arriva mai. L’unica arma che ci resta è quella di unirci tutte insieme, di cercare di consigliarci, tentare di tenerci lontane dalle situazioni potenzialmente pericolose. Creare una catena di solidarietà, perché continuano a ribadirci che, alla fine, è SOLO UN NOSTRO PROBLEMA. Loro non c’entrano.

È colpa nostra che vogliamo scegliere per noi stesse, che decidiamo di porre fine a una relazione distruttiva, che parliamo e urliamo a squarciagola “BASTA”. È un nostro problema e, ancora oggi, tale rimane.

Dov’è il governo? Dove sono le istituzioni? Dov’è l’educazione? A queste domande non ho ancora trovato risposta. Continuo a vedere solo dolore, terrore, privazione della libertà e devastazione.

Giulia non è solo una vittima. Giulia fa parte di tutte noi. Di tutte coloro che, ogni giorno, vivono nella paura di incontrare sulla loro strada l’uomo sbagliato.

Sara Bonora

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