“Aiutateci ad aiutare”. E’ questo lo storico motto che ha animato anche questa volta il viaggio solidale di “Un Ospedale per Tharaka Kenya Odv”, con l’obiettivo di sostenere l’Ospedale Sant’Orsola a Matiri in Kenya, che in molti ricorderanno come l’ospedale missionario nato 20 anni fa dalla generosità di tanti cittadini ferraresi.
L’iniziativa ha rinnovato di entusiasmo l’impegno dell’associazione che, durante la sua ultima missione, ha acquistato direttamente in Kenya (per avere maggiore garanzia e assistenza in loco) le attrezzature per rinnovare la sala parto, dai letti fino alla bilancia per i neonati, dedicando un contributo importante di 5000 euro per le donne e i bambini. L’associazione ha inoltre finanziato un assortimento di medicinali per la farmacia dell’ospedale e altri piccoli interventi migliorativi per 6000 euro, a cui si aggiunge ulteriore materiale sanitario frutto di donazioni.
Oggi la struttura sanitaria è un punto di riferimento per la popolazione, affidata da 15 anni alla gestione locale, dotata di 120 posti letto
riconosciuti dal sistema sanitario, due sale operatorie attrezzate, una radiologia di ultima generazione, un chirurgo e due medici di reparto stabili. Operativa 24 ore su 24, è soprattutto un punto nevralgico per le emergenze e la chirurgia, specialmente ortopedica, e offre gratuitamente il parto naturale o con cesareo, oltre a servizi di prevenzione e cura.
L’associazione “Un Ospedale per Tharaka”, attivatrice di questa avventura “dell’ospedale nella foresta”, all’inizio quasi un’idea folle poi concretizzatasi con la solidarietà, non ha mai smesso di stare a fianco dell’ospedale, anche dopo la consegna alle autorità locali.
“Un ospedale missionario come il Sant’Orsola, per sua natura, non produce grandi utili e gli aiuti esterni sono ancora fondamentali per l’aggiornamento e il potenziamento delle dotazioni sanitarie”, spiega Marco Chiarabelli, di Un Ospedale per Tharaka Kenya Odv.
“Ma quando si attraversa il corridoio principale dell’ospedale e si vede il grande murale con il Castello di Ferrara, quando si passeggia in paese e si viene salutati cordialmente in Italiano e, in quello che era un piccolo agglomerato rurale, si vedono negozi, bancarelle, una high school o una pompa di benzina (novità di quest’anno), non possiamo che sentirci orgogliosi di quello che ‘l’Ospedale dei ferraresi’ ha significato e ancora oggi significa per queste persone”.
“Ogni nuova attrezzatura – continua – , ogni nuovo servizio migliorano le condizioni di vita della popolazione, specialmente di coloro che, vivendo anche solo a pochi chilometri dalla strada asfaltata, sono rimasti indietro. In passato ci sono stati alti e bassi e gravi difficoltà dovute, in gran parte, alla distanza da ogni nucleo urbano, che ha reso sempre molto faticoso avere medici locali in servizio stabile all’ospedale. Medici e infermieri volontari hanno cercato per anni di sopperire a questo problema. Poi finalmente sono arrivate le strade asfaltate e lo sviluppo economico della zona, già stimolato dalla costruzione e presenza dell’ospedale, ha avuto un’improvvisa accelerazione e così, in pochi anni, tutto è cambiato. In ospedale si è potuto avere un presidio medico stabile e, dal 2018, anche un chirurgo residente. Le attrezzature, grazie agli aiuti italiani, sono state rinnovate”.
Contatti: mail: unospedalepertharakaonlus@gmail.com – www.unospedalepertharaka.org
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