In data 14 novembre avevo una visita dermatologica programmata al S.Anna di C.so Giovecca. Lavorando a Cona, alle ore 12.45 circa prendo il bus numero 6 che da Cona comodamente mi avrebbe portato in Giovecca. No pericolo traffico, no stress di ricerca parcheggio magari con il rischio di arrivare più tardi.
Salendo alla fermata 1 dell’ospedale di Cona, mi accorgo che l’autobus è già pieno, o almeno in apparenza. La calca mi fa capire che non si tratta di apparenza. Mi tengo la borsa ben stretta sopra il torace, perché non mi è possibile tenerla in altro modo. Accanto a me ci sono ragazze giovani che mi ricordano di quando alla loro età (circa 40 anni fa) andavo a Roma in seconda classe in vagoni treno spesso stracolmi, magari sedendomi vicino alla porta del bagno per non rimanere le quattro ore di viaggio in piedi. Ma a 20 anni non ci pensi. I tuoi pensieri sono altri, la tua vita è tutta in salita. Ci sono tanti sogni ad accompagnarti.
A 60 è tutto diverso. I sogni sono finiti. Conosci bene la realtà e i suoi aspetti.
L’autista è una persona correttissima. Si scusa per il disagio. Oltre al traffico è molto attento che qualcuno di noi non abbia problemi. Ad ogni fermata ci chiede se va tutto bene.
Più che guidare un autobus ha la stessa tensione e la stessa cura come guidasse un’ambulanza a normale velocità.
Chiedo ai miei vicini se il disagio è occasionale.
Un signore mi assicura che tutti i giorni a quell’ora è così.
Credo che sia difficile programmare una riorganizzazione del trasporto sulla base dell’affluenza di persone sul mezzo pubblico, fare in modo che chi guida oltre allo stress della strada non debba pensare anche al rischio di trasportare tutte quelle “bestie umane”, che il mezzo possa essere consentito non solo a chi sicuramente potrebbe presentare un certificato di sana e robusta costituzione per poter affrontare il viaggio, ma anche a chi proprio in una condizione eccellente non è.
Credo sia difficile, altrimenti non me lo spiego.
Marcella Mascellani