di Silvia Gangitano
Nell’ambito del progetto Sintonie, nato dall’accordo triennale di partenariato tra la Direzione Regionale Musei dell’Emilia Romagna, Assicoop Modena&Ferrara e Legacoop Estense, il Museo Archeologico Nazionale di Ferrara dedica un’esposizione all’artista ferrarese Achille Funi a cura di Emauela Fiori, Tiziano Crocchi e Luciano Rivi, aperta al pubblico fino al 17 marzo 2024.
“Sono felice che grazie a questa mostra – spiega il presidente Assicoop Modena&Ferrara, Milo Pacchioni – si possano far conoscere a un pubblico sempre più ampio queste opere, promuovendo importanti occasioni di approfondimento culturale”.
“Questa mostra rappresenta un proficuo modello di rapporto fra pubblico e privato – gli fa eco la direttrice di Legacoop Estense, Chiara Bertelli – e credo che sia un’ottima opportunità per i cittadini ferraresi per visitare questo Museo e conoscere meglio il loro territorio”.
Soddisfatto Giorgio Cozzolino, direttore regionale Musei Er: “Con questo rilevante appuntamento si chiude un rapporto triennale importante che ha costituito un ottimo esempio di collaborazione”.
Il progetto espositivo si focalizza sugli anni tra il 1933 e il 1937, periodo fondamentale per la città di Ferrara, anni in cui è stato inaugurato il Museo Archeologico Nazionale e troviamo l’impresa decorativa di Funi nella Sala della Consulta al Palazzo Comunale.
“Abbiamo voluto creare questo percorso – sottolinea il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, Tiziano Trocchi – con alcuni prestiti, ma con un taglio ovviamente collegato al Museo Archeologico. Abbiamo deciso di accostare ad alcuni dipinti alcune ricostruzioni del Museo dell’epoca di riferimento”.
“Quando abbiamo cominciato a pensare a questa mostra – conclude la curatrice Emanuela Fiori – abbiamo pensato alla strada dell’archeologia e del mondo antico che Funi vive attraverso i suoi studi che rielaborò nelle sue composizioni che sono particolarmente moderne. Noi ci siamo allagarti al contesto cittadino e ci siamo appoggiati a studi molto approfonditi di quegli anni. Trovo che questa mostra sia il completamento di quello presente al Palazzo dei Diamanti e alla Sala dell’Arengo”.
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