di Pietro Perelli
Da qualche anno a questa parte i mutui a tasso variabile stanno avendo grossi rincari. “Abbiamo visto situazioni drammatiche”, dice il presidente di Federconsumatori Roberto Zapparoli durante una conferenza stampa in cui è accompagnato da Andrea Ori e dagli avvocati Massimo Buja e Ermanno Orsi. C’è stato però un periodo, indicativamente dal 21015 al 2022 dove questi mutui erano particolarmente convenienti con tassi a volte addirittura negativi ma il consumatore non ne ha tratto i dovuti benefici.
Nei mutui sottoscritti era presente infatti una clausola, la “clausola floor”, con la quale le banche imponevano un tetto minimo (legato allo spread) sotto il quale i tassi non potevano scendere. La Corte di Appello di Milano, attraverso due sentenze (nel 2022 e nel 2023), ha dwfinito tale clausola vessatoria. Questo “visto – spiega l’avvocato Buja – lo svantaggio netto del consumatore che non aveva una clausola di segno inverso”. Se infatti fosse stato inserito nel contratto un limite massimo opposto e quindi a vantaggio del consumatore non ci sarebbero probabilmente stati elementi per decretarla vessatoria.
In sostanza il tasso dei mutui viene definito in base all’Euribor (l’indicatore del costo del denaro a breve termine) a cui si aggiunge uno spread, solitamente in forma percentuale. La banca con la “clausola floor” agisce sullo spread definendo aumentandolo fino a mantenere un tasso di interesse per lei adeguato (definito nel contratto) in caso il costo del denaro definito dall’Euribor si abbassi troppo o come in alcuni casi diventi negativo. Si crea così un tetto minimo sotto cui l’interesse non può scendere.
Ecco quindi che tra il 2015 e il 2022, quando i tassi Euribor erano molto bassi o addirittura negativi, il consumatore non ne ha beneficiato con perdite medie stimabili tra i 1000 e 1500 euro. Oggi, con l’indice del costo del denaro alto, il consumatore non ha invece un limite inverso che impedisca la crescita oltre un certo livello dei tassi del mutuo da lui sottoscritto.
Si dovrà attendere il ricorso in Cassazione da parte di Bpm e Deutsche Bank, i due istituti di credito coinvolti direttamente ma non i soli interessati visto che la clausola era utilizzata anche da altri. Nel frattempo però è utile, fanno sapere da Federconsumatori, inviare una lettera interruttiva della prescrizione, stabilita in 10 anni, nella quale avanzare anche le richieste di risarcimento.
Per questo, per spiegare meglio la situazione e per valutare eventuali azioni da compiere Federconsumatori dà appuntamento a venerdì 10 novembre alle ore 17 in piazza Verdi al numero 5.
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