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6 Novembre 2023

Ex Mof, come usare le risorse Pnrr in modo sbagliato

di Redazione | 5 min

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Nei giorni scorsi sono stati pubblicati diversi articoli riguardanti il futuro della città, sia urbanistico che elettorale. Approfondiamo quello urbanistico. In alcuni articoli si dà comunicazione della presentazione del Pug che prefigura il futuro di Ferrara incardinato su due parole chiave associate: ambiente e viabilità.

Altro articolo informa che il parcheggio del Mof verrà potenziato e migliorato e diventerà più verde ospitando più di 500 posti auto.

Queste due notizie ci dimostrano, che ormai molte parole non sono più associate ai loro significati e sono utilizzate come artifici retorici in grado di dissimulare le situazioni (e i problemi) reali. Per cui un parcheggio in pieno centro, che è notoriamente un attrattore di traffico per automobili, che muovendosi rilasciano quelle polveri sottili che hanno reso irrespirabili e dannose le nostre città, diventa «verde», lanciandoci un messaggio di positività.

Affermare oggi che un parcheggio in pieno centro città, in grado di ospitare automobili alimentate in gran parte da benzina e gasolio che circolano alla ricerca di un parcheggio “rigorosamente gratuito”, attraversando periferie urbane, strade di scorrimento dentro e fuori le mura, stazionando con il motore acceso in coda o in attesa che un posto si liberi, sia un qualcosa di ecologico è come voler far credere che gli asini volano. Che l’inquinamento atmosferico, prodotto dai gas di scarico delle automobili, sia un qualcosa di pericoloso per la salute umana è un fatto attestato scientificamente.

Il parcheggio nel Mof è errore ma lo era anche nel piano periferie approvato della precedente giunta. Lo è perché fornisce la risposta più semplice ad un problema complesso che invece dovrebbe essere affrontato con lungimiranza e prospettiva e consapevolezza delle criticità che ho descritto sopra, tra l’altro confermate dai recenti dati sulla qualità dell’aria a Ferrara, e nella pianura padana riportati dal Sole 24 Ore e da The Guardian.

Quindi la domanda che pongo a chi amministra e a chi amministrerà in futuro, visto che il prossimo anno votiamo, è questa: ha senso investire denaro pubblico per confermare un parcheggio che è uno straordinario attrattore di traffico, quando lo si potrebbe tenere così com’è, momentaneamente, investendo invece denaro pubblico nel ripensare l’accessibilità alla città (intesa come centro storico e periferia) all’interno di una vera e non millantata prospettiva green?

Una prospettiva che punti: 1. alla costruzione di parcheggi scambiatori all’inizio delle direttrici di ingresso alla città; 2. alla predisposizione di navette regolari giorno e sera che collegano i parcheggi scambiatori con il centro, servendo anche i quartieri periferici, usando tram, navette elettriche, o altri mezzi da studiare; 3. che razionalizzi i parcheggi nel centro storico e nelle periferie, predisponendoli prevalentemente per i residenti, creando dei circuiti che favoriscano i sensi unici, allargando i marciapiedi per consentire una agevole deambulazione a tutti, anche alle persone con maggiore difficoltà, penso in particolare agli anziani, che se non si sentono sicuri restano in casa, e questa è una sconfitta in termini di diritto alla città; 4. che punti sul potenziamento del trasporto pubblico e collettivo, intrecciato con i percorsi ciclabili che, se non vengono strutturati in circuiti interconnessi, servono a poco, probabilmente solo alle statistiche quantitative sui km di piste esistenti, che non è un indicatore di qualità della rete.

Certo che ci vogliono soldi per realizzare questa “rivoluzione”, e ci vuole tempo ma se non si inizia parlarne, la prospettiva e la soluzione non esiste. Se si fossero predisposti piani e studi di questi tipo prima, ben prima di questa amministrazione, forse si potevano usare le risorse del Pnrr, e in ogni caso se continuiamo a investire denari su progetti sbagliati, come il rinnovo del parcheggio Mof, che si colloca all’opposto delle necessità (igienico-ambientali prima che urbanistiche) che segnalavo sopra, la situazione sarà destinata a peggiorare.

Un problema se esiste va affrontato alla base, agendo sui suoi caratteri strutturali e non con atteggiamento cosmetico. La riduzione delle emissioni climalteranti, generate dalle automobili si affronta innanzitutto bloccando il consumo di suolo, investendo sulla mobilità pubblica dentro le città e tra le città (e non costruendo nuove autostrade o potenziandole) e conseguentemente rafforzando le reti (e non i segmenti) ciclabili. Razionalizzando gli accessi alle città, lavorando sulla logistica territoriale e urbana, sulle ZTL e le zone 30 nelle città.

Ad esempio, a Ferrara un quartiere dove sperimentare immediatamente una forma diversa di mobilità-accessibilità-vivibilità è certamente il quartiere Giardino, trasformando subito Corso Isonzo in una ZTL, accessibile solo per i residenti, gestendo in maniera più razionale la presenza dello stadio, calibrando bene i parcheggi a loro esclusivo servizio, trasformando il Corso in uno spazio pubblico di prossimità commerciale e per i servizi, come era un tempo, trasformandolo quindi in vero boulevard con ampi marciapiedi e percorsi ciclabili. Le strade del quartiere potrebbero essere trasformate in un circuito di sensi unici, allargando i marciapiedi, rendendo via Fiume un viale alberato.

Potrebbe essere un progetto sperimentale di un diverso modo di pensare un quartiere residenziale, che si potrebbe riproporre al Barco o a Pontelagoscuro e in altre parti della città. Ma chiara deve essere la finalizzazione, ovvero quale città vogliamo costruire nei prossimi anni e credo la risposta non possa che essere: una città decarbonizzata.

Come ci ricorda lucidamente Italo Calvino ci sono due modi per affrontare una situazione problematica. La prima risulta facile ai più, accettare la situazione e far finta che il problema non esista; la seconda è più rischiosa, richiede attenzione, impegno, conoscenza: cerca di trovare nell’“inferno” ciò che non lo è, farlo durare e dargli spazio.

Romeo Farinella, urbanista

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