“Li ho visti i ragazzi del ’99. Andavano in prima linea cantando. Li ho visti tornare in esigua schiera. Cantavano ancora.” Dopo la disfatta di Caporetto, un’Italia in ginocchio si vide costretta a mettere in campo la sua gioventù migliore, le sue ultime forze, quell’ultima leva di ragazzi abili e arruolati in tutta fretta, perchè bisognava rinsaldare le fila paurosamente svuotate, rinforzando così l’ultima linea prima che fosse troppo tardi. Chiamati a resistere ad oltranza, la loro esuberanza, la loro forza morale, unite ad un autentico spirito di sacrificio, portarono, nel momento più buio, una ventata di fiducia e rinnovato coraggio in quanti combattevano da troppo tempo, stremati dal freddo, dalla fame, dalle malattie.
Schierati fin dal Novembre del ’17 sul Piave, sul Grappa, sul Montello, il loro apporto sarà decisivo permettendo quella controffensiva che capovolse le sorti del conflitto. Ora che la guerra si era fatta di difesa, si doveva tentare il tutto per
tutto per fermare il nemico prima che dilagasse nelle nostre terre, e impedire quegli stessi soprusi e quegli orrori che avevano dovuto subire le nostre popolazioni dei territori occupati dopo la ritirata. E all’annuncio arrogante di chi era sicuro di “andare a Bassan a bere caffè”, risposero orgogliosamente con la forza della disperazione “tutti eroi! o il Piave o tutti accoppati”. Gettati allo sbaraglio a combattere nella peggior guerra che il mondo avesse conosciuto, questi ragazzi, poco più che adolescenti, questi figli del popolo giunti da ogni parte del Paese, resteranno per sempre il simbolo della nostra riscossa, e la “classe di ferro” che non perse mai una battaglia, entrò nella leggenda popolare, commuovendo l’Italia.
Non rendiamo vano il sacrificio di quanti, in quello spaventoso massacro, persero la vita o tornarono profondamente segnati nel corpo e nello spirito. Fu una prova terribile, ma l’Italia riuscì a rispondere restando unita. Diventammo una Nazione. E ai tanti a cui sfugge il significato della “Ricorrenza del 4 Novembre”, ricordiamo sempre che tutto quello che può apparire scontato, a cominciare dal bene prezioso della nostra Libertà e della nostra Indipendenza, è giunto a noi a prezzo di indicibili sofferenze, che non sarebbe giusto vanificare con un colpevole oblio.
Fiorenza Bignozzi
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