Politica
1 Novembre 2023
Il presidente del Consiglio Comunale sentito come testimone nel processo che vede imputato il vicesindaco Lodi per lo sgombero del campo di via delle Bonifiche: "Mi chiese di dargli una mano per andare al campo nomadi a spaccare le baracche"

Ruspa show al campo nomadi. Poltronieri (Lega): “Fu un blitz per fare del cinema”

di Davide Soattin | 5 min

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È stato un blitz per fare del cinema, per avere un video“. Per il leghista Lorenzo Poltronieri, presidente del Consiglio Comunale di Ferrara, la demolizione-spettacolo del campo nomadi in via delle Bonifiche, avvenuta il 2 ottobre 2019, non fu altro che un’azione pensata per restituire ai ferraresi l’immagine di una giunta che, dopo “trent’anni di problemi mai risolti che avevano portato a una situazione insopportabile e di degrado“, teneva fede a una delle tante promesse fatte in campagna elettorale.

“Avevamo sempre detto che il campo nomadi sarebbe stata una delle prime cose di cui ci saremmo occupati una volta insediati” ha spiegato il consigliere di maggioranza, sentito ieri (31 ottobre) in tribunale a Ferrara, davanti al giudice Carlotta Franceschetti, come testimone nel processo che vede alla sbarra il vicesindaco Nicola Lodi per il ruspa-show con cui, a bordo di un escavatrice, il braccio destro del sindaco Alan Fabbri abbatté alcune baracche a beneficio di obiettivi e telecamere.

Per quei fatti, oggi la Procura di Ferrara – titolare del fascicolo di indagine è il pm Ciro Alberto Savino – gli contesta tre capi di accusa. Dal reato di gestione di rifiuti non autorizzata per aver eseguito un deposito incontrollato di rifiuti pericolosi e non, in cui è coimputato con Marco Sartini, titolare della ditta che ha messo a disposizione la ruspa, a quello di usurpazioni di pubbliche funzioni, dal momento che, in assenza di legittima delega e in contrasto col fine del buon andamento della pubblica amministrazione, il vicesindaco si sarebbe di fatto auto attribuito la qualifica di committente dei lavori al posto dell’Ufficio opere pubbliche del Comune.

Infine, Lodi dovrà anche rispondere della violazione di norme sulla sicurezza del lavoro, dato che secondo l’accusa avrebbe affidato a voce i lavori senza aver predisposto alcuna nomina di coordinatore della sicurezza in fase di progettazione e di esecuzione, come prevede il decreto legislativo 81 del 2008 che disciplina la materia.

Sul come sia nata l’idea di quello spettacolo sui cingoli è stato Poltronieri a spiegarlo: “Ebbi un contatto con Nicola Lodi, che mi chiese di dargli una mano per procurargli una ruspa e andare al campo nomadi a spaccare le baracche, rendendole inagibili, perché aveva il timore che le persone che avevano allontanato qualche giorno prima potessero rientrarci. Mi disse che voleva il piazzale libero. Perché lo chiese a me? Per una questione di fiducia reciproca, avevamo fatto tutta la campagna elettorale assieme. Il giorno prima di fare l’intervento, telefonai così a Franco Sartini (fratello dell’imputato, ndr), che lavorava dentro al Polo Chimico, e gli chiesi di uscire da lì, di fare cento metri e di andare a danneggiare le strutture presenti al campo rom, parliamo di tre casette e una roulotte, che ancora non erano state spostate”.

Una versione, quest’ultima, confermata dalle parole dello stesso Franco Sartini, che non solo è fratello dell’imputato, ma anche socio titolare della ditta che ha messo a disposizione la ruspa: “Poltronieri mi contattò e mi chiese di poter demolire qualche baracca. Aggiunse che mi avrebbe fatto telefonare da Lodi, che io non conoscevo. ‘Se vieni a darci due botte sulle baracche ci fai un favore, così la gente evita di andarci dentro‘ fu quello che mi disse il vicesindaco. Mi resi disponibile e fui presente alle operazioni”. Per quel lavoro non risultano incarichi o accordi scritti e firmati nero su bianco: “Fu tutto deciso solo a parole – ha riferito Sartini – e senza alcun compenso economico. Fu un incarico che mi venne dato oralmente da Poltronieri e poi confermato oralmente da Lodi“.

Non sarebbe nemmeno esistito, secondo le testimonianze, un piano dei lavori a cui gli operatori si sarebbero dovuti attenere. “Il vicesindaco sceglieva lui quello che c’era da demolire e non c’era un criterio fisso” è il ricordo che ha l’operaio incaricato di pilotare la ruspa durante le operazioni di distruzione, rivelando in aula di aver trovato anche una bombola gpl in una roulotte e di averla spostata in tempo poco prima dell’inizio della demolizione, grazie a “uno dei tanti sopralluoghi che solitamente faccio prima di iniziare questo tipo di lavori”.

Secondo la dottoressa Maria Cristina Rometti, consulente tecnico nominato dal pm, l’area in cui è avvenuto il ruspa-show è da ritenersi alla pari di un cantiere e che, come tale, sulla linea di quanto la Procura contesta a Lodi circa la violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro, avrebbe dovuto prevedere l’obbligatorietà di nominare un coordinatore in fase di progettazione e in quella di esecuzione, a maggior ragione se si considera che il campo nomadi di via delle Bonifiche – ha fatto presente – è situato sotto l’alta tensione, che costituisce un pericolo mortale.

E invece “chi ha gestito, pensato e operato in quel cantiere è stato il vicesindaco Nicola Lodi” che, oltre “a non possedere le caratteristiche per fare ciò, non aveva nemmeno il patentino per salire sulla ruspa e guidarla”. “È vero che l’operaio di Sartini – ha concluso la consulente durante la propria relazione – gli ha mostrato le leve dell’escavatore che poi lui ha azionato. Ma lui non è un formatore e quanto accaduto è è successo senza che Lodi avesse alcun tipo di conoscenza e di abilitazione per fare ciò che ha fatto“.

Al termine dell’udienza, in cui sono stati sentiti anche un agente di polizia giudiziaria che aveva svolto i sopralluoghi al campo nomadi dopo lo sgombero, un operatore dell’Unità Operativa Prevenzione e Sicurezza sugli Ambienti di Lavoro dell’Ausl di Ferrara e un tecnico di Arpae Emilia-Romagna, il giudice ha rinviato al 27 febbraio.

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