Settepolesini. È Philip Hubert Ter Woort l’uomo ritrovato nella Cava 6 a Settepolesini dopo essere precipitato con l’amico del pilota Hazem Bayumi nel tragico incidente aereo dello scorso 10 ottobre. Originario di Bussum, in Olanda, viveva a Londra con la moglie e due figlie. I famigliari, avvisati di quanto accaduto, erano a Ferrara già martedì scorso per il riconoscimento del corpo.
Philip Hubert Ter Woort, 62 anni, il cui corpo è stato recuperato il 12 ottobre, lavorava per la European Bank for Reconstruction & Development era direttore per l’area del Mediterraneo dell’est dal 2020 mentre prima lavorava, per la stessa azienda, nella sede di Londra. Due giorni fa la stessa banca in un post su Linkedin annunciava “di aver perso un amico ed ex collega morto in Italia a causa di un incidente in elicottero”.
La sua carriera lo aveva portato in giro per il mondo, negli ultimi tredici anni era stato in Mongolia in Egitto dove, sommando i diversi incarichi, ha vissuto quasi otto anni. Precedentemente aveva maturato esperienze a Gaza, in Libano, in Giordania e Cisgiordania.
Forse proprio grazie a questo rapporto con l’Egitto aveva conosciuto Hazem Bayumi con il quale condivideva la passione per le immersioni subacquee. Non un fotografo, dunque, come si era ipotizzato nelle prime ore successive all’incidente.
Ancora senza esito, invece, le ricerche dell’amico pilota, che si pensa possa trovarsi all’interno della carlinga finora non individuata. Il Rov Perseo a testa rotante dei Vigili del Fuoco, il robot subacqueo (Rov sta per Remotely Operated Vehicle – veicolo a controllo remoto) dotato di un sonar ad alta definizione, giunto martedì da Milano per dare ulteriore impulso alle ricerche, ha fatto il suo dovere riuscendo a trovare altri pezzi dell’elicottero, tra cui un finestrino infranto e una parte del carrello di atterraggio del velivolo. L’obiettivo però è riuscire a trovare la carlinga e recuperare il corpo di Hazem Bayumi.
Nonostante la sua sviluppata tecnologia, il Rov si sta scontrando con alcune difficoltà dovute al fondale sabbioso del bacino artificiale che rende limitata la visibilità. Tra le ipotesi anche quella del possibile inabissamento della carlinga del velivolo nella sabbia e successivo incastro e seppellimento sotto il fondale.
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