Cronaca
19 Ottobre 2023
Dopo il grande spavento, Cristiano Valentino, 54enne agente della polizia penitenziaria, è stato ritenuto capace di stare a giudizio dal collegio del tribunale. Il suo avvocato: "È convinto di essere stato accusato ingiustamente"

Colpito dal malore dopo l’udienza, tornerà in aula. “Vuole dimostrare di essere innocente”

di Davide Soattin | 3 min

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Andrà avanti il processo in cui è imputato Cristiano Valentino, il 54enne agente della polizia penitenziaria, che lo scorso gennaio, dopo essere stato ascoltato in tribunale, era stato ricoverato d’urgenza e in condizioni disperate all’ospedale Sant’Anna di Cona a seguito di un malore improvviso, che lo aveva colto dopo aver pranzato col proprio legale difensore, l’avvocato Denis Lovison.

A deciderlo, dopo averne constatato la capacità di stare a giudizio, è stato il collegio del tribunale di Ferrara – presidente Piera Tassoni con a latere i giudici Alessandra Martinelli e Sandra Lepore – durante l’udienza di ieri, mercoledì 18 ottobre, confermando il proseguimento dell’istruttoria dibattimentale che vede l’uomo accusato dei reati di concussione, furto aggravato in concorso e istigazione non accolta a commettere un reato.

Oggi infatti, dopo il grande spavento, l’uomo sta meglio e – come racconta il suo legale – avrebbe lui stesso spinto per la prosecuzione del processo. “Il mio assistito – spiega l’avvocato Denis Lovison – vuole dimostrare in aula di essere stato accusato ingiustamente. Insiste affinché sia così perché dice di sapere di essere innocente“.

Nello specifico, secondo il castello accusatorio, Valentino avrebbe costretto due detenuti a consegnargli sigarette, anche interi pacchetti, sotto la minaccia di brutte conseguenze e rapporti sfavorevoli e nei confronti di uno di essi avrebbe anche preteso la consegna di una parte dei soldi ricevuti dai familiari, a botte di 100 euro alla volta. Una ricostruzione che, se da un lato è stata confermata dai diretti interessati, dall’altra è stata un po’ fiaccata dalle dichiarazioni del coordinatore della sezione: i pacchi, aveva spiegato, vengono aperti alla presenza di due persone e del detenuto e in carcere non può circolare il denaro, che viene caricato su degli appositi libretti intestati ai detenuti.

Le altre imputazioni invece riguardano delle presunte ripicche verso un superiore, un ispettore, col quale ebbe vari problemi. Secondo la Procura, in questo clima, nel 2015 Valentino avrebbe concorso al furto della sua Volkswagen Golf, parcheggiata in strada, anche se non è chiaro in quale modo e non sembrano emersi collegamenti tra lui e la banda che probabilmente compì il furto.

E, ancora, in due occasioni prima nel giugno del 2016 e poi nel luglio del 2019, avrebbe istigato – senza successo – un detenuto che usufruiva di permessi premio a dare fuoco alla seconda auto del suo superiore. A confermarlo era stato lo stesso ‘istigato’, pentito di ‘Ndrangheta coinvolto anche nel processo Aemilia, che aveva raccontato di aver ricevuto anche dei bigliettini con l’indirizzo di casa dell’ispettore e la targa della seconda Golf. Prima di lui, un altro testimone, anche lui collaboratore di giustizia, camorrista ex membro degli scissionisti, aveva raccontato di aver sentito Valentino che, mentre discuteva con altri due poliziotti, avrebbe detto “ho fatto bene a fargli bruciare la Golf a quel pezzo di merda” e avrebbe chiesto a uno dei suoi interlocutori, impegnato in un sindacato, se ci fosse la possibilità di rovinare l’ispettore.

Si tornerà in aula il 13 marzo, quando saranno sentiti due detenuti, oggi non più rinchiusi nel carcere di via Arginone, che andranno a chiudere la fase dibattimentale. Nella stessa data dovrebbe poi tenersi la discussione e la lettura dell’eventuale sentenza.

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