di Giada Magnani
Argenta. Cento anni fa Don Minzoni, prete 38enne, con un passato alle spalle da eroico cappellano militare, ma con il pallino di una sana educazione giovanile, che pagò con la vita per aver distratto i ragazzi dai sabati balilla, oltre che per aver condannato i metodi ed i crimini delle camicie nere, su tutti l’omicidio del sindacalista e consigliere del partito socialista Natale Gaiba, fu ucciso per essersi messo di traverso al regime del tempo, colpito a morte dalle mazze fasciste,
E ieri ad Argenta si è commemorato il tragico evento. Celebrazione che fa parte di un ricco calendario di appuntamenti e che ha visto la presenza del presidente delle Cei, il cardinal Matteo Maria Zuppi, che ha concelebrato la messa di suffragio, insieme all’arcivescovo della Curia di Ravenna-Cervia, Monsignor Lorenzo Ghizzoni, ed alcuni vescovi della regione tra cui Giancarlo Perego, di Ferrara-Comacchio. Il tutto mentre venerdì 25 agosto, è atteso il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quarto capo dello Stato in visita ufficiale ad Argenta per ricordare Don Minzoni.
Intanto a salutare Zuppi, accolto con uno scrosciante applauso, c’erano le massime autorità istituzionali e militari dei Comuni e delle Province di Ravenna e Ferrara, nonchè i rappresentanti dello scoutismo dal Piemonte alla Sicilia (Masci, Agesci e Scout d’Europa), i vertici dell’Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpi di Polizia, e dell’associazionismo quali ad esempio i Bersaglieri in congedo. A fare gli onori di casa il parroco don Fulvio Bresciani, don Sante Bertarelli, il sindaco Andrea Baldini e i consiglieri regionali Marcella Zappaterra e l’assessore regionale Mauro Felicori. Presenti anche l’ex presidente della Regione Vasco Errani, il senatore Saldo Preda, l‘ex deputato Pier Luigi Castagnetti, il postulatore Vaticano della causa di beatificazione per martirio, il frate Gianni Festa, esponenti del comune di Ravenna, sua città natale, e dove Don Minzoni crebbe.
Al termine della funzione religiosa, officiata in un duomo gremito di gente, così come fece Papa Giovanni Paolo II nel 1991, Zuppi, si è poi soffermato in raccoglimento sulla tomba del sacerdote, vittima del regime di quell’epoca, che di “Don Zven”, dal 1983, ne custodisce le spoglie, traslate dal cimitero della città dei mosaici.
Dopo l’omelia del presidente della Cei mons. Ghizzoni ha dato lettura dell’editto che dà il via alle indagini diocesani propedeutiche al processo di canonizzazione. Un editto da esporre in tutte le chiese della diocesi e dell’Emilia-Romagna che invita tutti coloro che ne siano in possesso a portare testimonianze, elementi, o consegnare lettere o documenti utili al procedimento.
Come ultimo atto è stata posta una corona di alloro ai piedi della lapide, a fianco del murale dipinto sul luogo dell’assassinio.
Un’occasione questa in cui il primo cittadino ha detto in sintesi che: “dopo 100 anni per noi è ancora un dovere parlare e ricordare l’esempio che ci lascia Don Minzoni. Un esempio rivolto soprattutto ai giovani, ai quali dedicò le sue ultime parole prima di morire: per costruire un mondo ed un futuro migliore per tutti”.
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