Attualità
5 Agosto 2023
Il nipote Alberto: "Anche se era al limite delle sue energie mi stringeva la mano con una tenacia incredibile. Esprimeva in questo la sua grande forza contro le difficoltà”

Ferrara dà l’ultimo addio a Cesare Finzi 

di Redazione | 4 min

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Ferrara e la comunità ebraica si stringono per dare l’ultimo addio a Cesare Finzi, scomparso a 93 anni e testimone della Shoah. Fu medico, scrittore, docente e divulgatore: fino all’ultimo fu testimone nelle scuole di quella che fu la sua gioventù, quando da bambino fu cacciato dalla scuola dopo l’emanazione delle leggi razziali. Riuscì a scampare alla deportazione e, finita la guerra, tornò a studiare per diventare un cardiologo stimato, fondando a Faenza la prima unità coronarica della Romagna.

Ieri mattina (4 agosto) la cerimonia funebre al cimitero ebraico di via delle Vigne. La cerimonia si è composta di due momenti toccanti. In apertura il rabbino Luciano Caro ha letto i versetti tratti dal libro dei salmi e sono intervenuti i suoi cari e le Istituzioni. Il secondo momento ha previsto la sepoltura. Durante quest’ultima solo i parenti più stretti hanno potuto gettare la terra con le mani, gli altri solo con la pala, che dopo tre gettate, viene posata a terra. La moglie è stata la prima a gettare la terra sulla bara.

“Esprimo commozione per la grande stima e l’affetto che ho nutrito per Cesare, in anni di collaborazione – esordisce Rav Caro -. Ho nei suoi confronti un senso di grande riconoscenza. Se io sono qua lo devo probabilmente alle sue cure. La sua perdita ha determinato nelle nostre comunità un elemento di grande turbamento. Era sempre presente”.

Caro ricorda il suo “contributo di saggezza e moderazione”, realizzato mostrando “sempre profondo coinvolgimento”. “Ha saputo spendere bene i doni della sua vita. Un grande medico, un grande ebreo, un grande uomo. Ha testimoniato con parole semplici a giovani e non giovani. E ha fatto di questo un elemento portante della sua esistenza”.

Interviene poi il presidente della comunità Fortunato Arbib: “Ricordo la mattina a Ravenna. Il teatro era pieno di studenti. Questo piccolo uomo si perdeva nella grandezza del palco con una personalità e una forza d’animo che ci ha fatto stare in silenzio per due ore ad ascoltarlo, affascinati dalle sue parole. È stato un grande testimone. Il sentimento che ha fatto scaturire in me Finzi non lo dimenticherò mai”.

“Un lucido testimone delle sofferenze e delle tribolazioni del popolo ebraico – spiega Niccolò Bosi, presidente del consiglio comunale di Faenza -. Nei suoi interventi e nei suoi libri traspariva la necessità di fare conoscere ciò che l’uomo è stato capace di fare all’uomo. Ma senza odio, mettendo al contrario in luce chi si è speso per la vita.

Nei momenti bui anche una piccola luce può cambiare la storia’.

È giunto poi il momento del ricordo da parte della famiglia: la figlia Sara, il figlio Davide e i nipoti Alberto e Alice. Testimonianze colme di dolore ma allo stesso tempo speranzose che il ricordo possa servire alle future generazioni per continuare a dare il valore della storia e del cogliere.

“Voglio ricordarti come padre – parla la figlia Sara -. Sei sempre stato un padre molto amoroso, generoso. Ci hai sempre accompagnato in tutte le nostre scelte. Non dimenticherò mai che ogni sera, fin da quando eravamo piccoli, il tuo bacio della buonanotte. Ci chiedevi come era andata la giornata, ascoltandoci. Poi io sono andata in Israele, ma con whatsapp tutte le sere ci davamo quella buonanotte. Sei sempre rimasto una persona semplice, capace di ascoltare”.

Il nipote Alberto ricorda gli ultimi momenti, quando “anche se era al limite delle sue energie mi stringeva la mano con una tenacia incredibile. Esprimeva in questo la sua grande forza contro le difficoltà”.

È intervenuto poi Flaviano Iacopi’, ex allievo e compagno di percorso in ospedale: “Era un padre per me, un amico, un maestro. L’ho conosciuto nel 1971, ero appena laureato e volle attorno a sé giovani. Ha fatto di Faenza una delle prime cardiologie della Romagna. Sono addolorato, la circostanza è grave, ma sono felice di poter conservare il ricordo e testimoniare la sua vita, la sua opera e la sua eredità. Era un diffusore di storia. Quando gli fu data la cittadinanza onoraria a Ravenna centinaia di ragazzi lo hanno travolto di applausi. Cesare mi ha portato in Israele. Non lo dimenticherò mai”.

È il momento dei saluti istituzionali che ha portato l’assessore Marco Gulinelli: “Un saluto di vicinanza e di dolore a nome dell’Amministrazione. Cesare Finzi era un grande uomo, un giusto. Se è vero che la mancanza rafforza la presenza il suo insegnamento deve essere per noi un indirizzo di grande continuità. Attraverso il suo insegnamento dobbiamo farci trovare pronti ad affrontare il futuro. La sua mancanza oggi ci avvicina ancora di più alla comunità ebraica. La sua vita è stata una vita di testimonianza, un esempio da trasmettere”.

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