Goro
28 Luglio 2023
La serie di accertamenti effettuati sul corpo della vittima hanno rivelato alcuni aspetti che possono essere correlati alla morte di soggetti che abusano di steroidi anabolizzanti, senza che però questa sia la unica e sola causa di decesso

Elia Ricci. Dalla consulenza restano i dubbi sulla morte del pescatore 26enne

di Redazione | 2 min

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Elia Ricci (Facebook)

Goro. Non arrivano risposte determinanti e definitive dalla consulenza autoptica e tossicologica disposta dalla Procura di Ferrara per far luce sulla morte di Elia Ricci, 26enne pescatore di Goro, ma solo valutazioni generali e di tipo probabilistico, che non vanno al di sopra di ogni ragionevole dubbio, evidenziando così una difficoltà da parte degli esperti incaricati alle operazioni peritali nello stabilire un nesso causale tra il decesso del ragazzo e l’uso di sostanze dopanti.

Nello specifico, secondo il medico legale Roberto Testi e al chimico-tossicologo Enrico Gerace, esperto del Centro regionale antidoping di Orbassano, la serie di accertamenti effettuati sul corpo della vittima hanno rivelato alcuni aspetti che possono essere correlati alla morte di soggetti che abusano di steroidi anabolizzanti, senza che però questa sia la unica e sola causa di decesso.

Un passaggio importante, questo, che sembra giocare a favore dei due indagati per la scomparsa del 26enne: un 53enne di Mesola, gestore di una palestra frequentata da Ricci e difeso dall’avvocato Denis Lovison, che secondo il sostituto procuratore Barbara Cavallo avrebbe dato al ragazzo dei farmaci dopanti, poi risultati fatali, e un fisioterapista di 26 anni che opera nel territorio di Comacchio, difeso dall’avvocato Andrea Marzola, che venne trovato in possesso di stupefacenti.

Nello specifico, infatti, i due consulenti sembrano escludere che la morte di Ricci sia stata direttamente determinata da un’assunzione recente, cronologicamente vicina al decesso, di sostanze anabolizzanti o, più in generale, di farmaci. Mentre sottolineano che la vittima ha certamente assunto, almeno nell’ultimo periodo, per circa 8-9 mesi prima della morte, una serie di sostanze anabolizzanti, tra cui testosterone, epitestosterone e boldenone, oltre che diversi steroidi anabolizzanti.

Questa assunzione cronica però, secondo gli esperti, avrebbe determinato un’alterazione del muscolo cardiaco, tale da poter rivestire un ruolo concausale nella comparsa di una morte improvvisa, verosimilmente per una disfunzione aritmica, in un soggetto che di per sé era già predisposto – a causa di una patologia – alla comparsa di aritmie maligne.

Ricci, infatti, era affetto da una sindrome di Wolff-Parkinson-White, vale a dire un disturbo cardiaco congenito caratterizzato da una via di conduzione elettrica accessoria fra atrio e ventricolo (il cosiddetto ‘fascio di Kent‘) che comporta la contrazione del ventricolo qualche millisecondo prima del tempo normale, determinando una pre-eccitazione ventricolare responsabile della comparsa di tachi-aritmie potenzialmente mortali.

 

 

 

 

 

 

 

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