Era stata licenziata in tronco, con tanto di denuncia per truffa aggravata ai danni del Comune di Ferrara. Un caso, quello di una dipendente comunale, che era finito sulle cronache nazionali, con tanto di promessa del sindaco Alan Fabbri di attuare una “tolleranza zero” contro presunti furbetti del cartellino.
E invece, dopo la causa davanti al giudice del lavoro, tutto cambia. L’episodio risale al febbraio 2022. Una nota del Municipio avvisa che “a seguito di segnalazioni in ordine alla condotta di una dipendente comunale, l’Amministrazione comunale ha informato la polizia locale che ha avviato le opportune verifiche. Le indagini interne sono in corso ed evidenziano gli estremi di un possibile caso di assenteismo sul lavoro”.
La dipendente “sarebbe stata colta, in orario di lavoro e con timbratura del cartellino attiva, al di fuori del contesto lavorativo e della sede deputata. La notizia è emersa dal clamore che si è venuto a creare nell’ufficio di appartenenza della persona che si sarebbe resa responsabile della ingiustificata assenza dal lavoro”.
Un sospetto caso di assenteismo che aveva fatto dire al sindaco che “il tipo di condotta sul lavoro che parrebbe emergere è assolutamente disdicevole, irrispettosa dei cittadini, che pagano con le proprie tasse i lavoratori comunali e gli amministratori, irrispettosa dei tanti colleghi che lavorano con onestà e dedizione al servizio pubblico, enormemente lesiva dell’immagine del Comune ed è da condannare senza se e senza ma”.
Il primo cittadino assicurava di “attuare una politica della tolleranza zero rispetto a questi atteggiamenti”. Atteggiamenti che secondo lui “forse potranno essere figli di un’impronta lasciata dalle precedenti amministrazioni ma da cui noi prendiamo nettamente le distanze e che vogliamo contrastare con massima fermezza, come stiamo dimostrando. Il rispetto del luogo di lavoro, la lotta ai furbetti, il rispetto del servizio pubblico a cui sono chiamati i dipendenti sono concetti essenziali e inderogabili”.
Dopo il licenziamento era partita anche una denuncia per truffa aggravata nei confronti della donna, con ipotesi di segnalazione alla Corte dei Conti per condotte che, si leggeva nella lettera di licenziamento, “non sono in alcun modo episodio isolato, ma rientrano in un quadro di reiterata violazione delle regole e degli obblighi che incombono su un dipendente pubblico”.
E invece tutti questi episodi si sono sgonfiati in tribunale. Ne è rimasto solo uno, in cui per pochi minuti la dipendente si era fermata al mercato per comprare una maglia per la madre. Fatto per cui le parti si sono accordate per una minima sanzione disciplinare. Le altre segnalazioni, con tanto di foto fatte di nascosto dopo accurati pedinamenti, non coincidevano con gli orari di lavoro.
Tanto che il Comune ha scelto la via suggerita dal giudice, quella della conciliazione. Sull’accordo vige la clausola di riservatezza tra le parti, ma fonti confidenziali del tribunale fanno sapere che alla fine il licenziamento è decaduto e la dipendente verrà presto reintegrata, per andare a lavorare in altro ufficio.
Una decisione che potrebbe avere risvolti anche in sede penale, dove il procedimento è ancora in fase di indagini preliminari.
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