di Martin Miraglia
“Gli anziani hanno rinunciato a scaldarsi per paura delle bollette di Hera. Le nostre case si stanno svalutando: il teleriscaldamento e la geotermia non sono più una fonte di energia economicamente sostenibile per la nostra città. Ad oggi una vecchia caldaia a gas è più conveniente del sistema di teleriscaldamento a Ferrara a causa della quota fissa della componente geotermica al prezzo fisso di 155 euro al megawattora, e molti utenti che possono staccarsi dal servizio stanno pensando di farlo”.
Parola di Mattia Guaresi, della Rete Civica, durante l’incontro della commissione consiliare sui costi del teleriscaldamento tenutasi nella sala consiliare martedì pomeriggio, e nel quale lo scontento degli abitanti allacciati al servizio geotermico nei confronti di Hera si è manifestato con toni pacati, ma parole durissime: “Hera”, spiega il direttore della cooperativa Castello Massimo Buriani, “ha utilizzato un margine assolutamente non discrezionale, che noi riteniamo essere un abuso di posizione dominante. Il prezzo del termovalorizzatore, non essendo ancorato a dei costi, dovrebbe essere indicizzato”. E ancora: “Abbiamo chiesto di parlare con Fera, non solo con i vertici, ma anche con i tecnici, perché non riusciamo a capacitarci della distanza dei numeri proposti da Hera la scorsa settimana con quelli che emergono dalla nostra realtà quotidiano perché vediamo tutti l’evidenza delle tariffe e degli incrementi”.
Non è più tenera Katia Furegatti, coordinatrice di Rete Civica, secondo la quale “i ferraresi sono diventati il bancomat di Hera”, e “gli ultimi tre mesi sono stati persi assecondando per settimane le richieste dell’assessore Balboni di non alzare il livello di scontro per favorire una trattativa con Hera. Siamo stati responsabilmente silenti, aspettando un segnale con non è mai arrivato in un clima di grande difficoltà perché i cittadini si sono rivolti a noi infuriati. Gli utenti del teleriscaldamento devono riavere i soldi pagati ingiustamente, siamo di fronte a un danno alla collettività”.
Il nodo del contendere, tra i cittadini allacciati al teleriscaldamento ed Hera – e conseguentemente all’amministrazione – è nel tariffario applicato dal gestore, a loro avviso troppo caro specialmente prendendo in considerazione altri territori, e foriero di extraprofitti. La tariffa per il teleriscaldamento è infatti binomia: per un 60% è composta dalla tariffa fissa per il calore geotermica, pari a 15 centesimi al chilowattora, mentre per il 40% restante è ancorata alle tariffe di maggior tutela applicate da Arera, l’autorità di regolamentazione dell’energia. I 15 centesimi però, secondo gli interessati sono troppi: “Il prezzo tutelato del gas oltre agli oneri risulta attualmente di 0,085 euro al chilowattora secondo i listini di Arera, e i prezzi del gas di maggio 2023 sono tornati ai livelli di agosto 2022, eppure facciamo presente che a Ferrara le tariffe del teleriscaldamento sono rimaste alte: il prezzo di listino per la tariffa binomia a maggio 2023 a Ferrara è di 13 centesimi a chilowattora, mentre il calore generato dal termovalorizzatore a gas senza componente geotermica risulta di 7 centesimi. C’è qualcosa che non capiamo”, continua Guaresi.
Una stima simile la fa anche Buriani, dati alla mano: “Lo sconto geotermico non arriva dai costi ma dagli interventi del governo”, tuona, mostrando poi come la tariffa media per il teleriscaldamento abbia superato i prezzi medi di Arera all’inizio della guerra e, seppur abbassandosi, rimane ancora molto al di sopra dei prezzi del gas: per il teleriscaldamento la media attuale è di 123 euro, la tariffa media di Arera è di 83 euro, in entrambi i casi per megawattora.
Che la tariffa del teleriscaldamento sia problematica per le famiglie trova d’accordo anche l’assessore all’ambiente Alessandro Balboni, che in primo luogo afferma di rifiutarsi di essere controparte dei cittadini: “Va aperto un confronto urgente su questi temi”, ricordando poi come la storia del teleriscaldamento a Ferrara sia partita in principio da una municipalizzata, e quindi da un servizio offerto dal Comune che ebbe la possibilità di governare i costi, cosa poi non più possibile.
“Allo scoppio della guerra in Ucraina e durante la crisi energetica abbiamo dovuto operare in situazioni estremamente complicante: nell’autunno del 2022 le previsioni dell’ente regolatore per il 31 dicembre erano di due euro al metro cubo di gas rispetto ai 40 centesimi, una quintuplicazione che poi fortunatamente non c’è stata. Grazie all’impegno del governo Draghi e poi alla diversificazione energetica lo scenario è stato contenuto. Quello di legare il prezzo del teleriscaldamento a quello del gas è un punto che si rincorre da oltre 20 anni ma che non è mai stato fatto. Il consiglio comunale ha portato il tema del prezzo fisso nell’autunno scorso perché in quel momento tutti prevedevano un aumento dei costi sproporzionato”, ha proseguito Balboni secondo il quale “oggi ci rendiamo conto che serve un intervento migliorativo su tutto il sistema di teleriscaldamento”.
E l’intervento migliorativo sarebbe auspicato entro ottobre: “Bisogna accettare l’invito di Arera ai portatori di interesse locali e dare il proprio contributo: entro il 30 settembre dev’essere adottato un provvedimento in materia di regolamentazione tariffaria del servizio di teleriscaldamento. Abbiamo una grande fortuna, ora bisogna continuare a lavorare nei tavoli tecnici e con i gestori e gli altri stakeholder, perché il teleriscaldamento non può rappresentare costi aggiuntivi, l’abbiamo ripetuto centinaia di volte. Il prezzo fisso è stato adottato per rispondere a una situazione emergenziale, e un’altra cosa che mi sta a cuore è mettere mano all’esperienza della lettura e della comprensione delle bollette, pressoché impossibile non solo per i normali cittadini ma anche per i tecnici di settore: fino a quest’anno del resto non erano nemmeno pubbliche le formule e i parametri delle tariffe”.
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