Attualità
26 Giugno 2023
Sanità pubblica in difficoltà, pochi finanziamenti e un settore privato in avanzamento che rischia di creare profonde disuguaglianze sociali: l’Italia rischia di perdere una delle sue eccellenze?

Sanità. “Se investissimo i soldi usati per le armi, avremmo risolto il problema”

di Redazione | 4 min

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Quarto appuntamento con la 13esima edizione degli Emergency Days, organizzata dal gruppo estense di Emergency presso il centro sociale Il Parco di via Canapa. Temi portanti dell’incontro, di grandissima attualità, sono stati la salute e i diritti, all’interno di un sistema sanitario nazionale che appare sempre in maggiore difficoltà dopo l’uscita dalla pandemia.

Il diritto alla salute è tutelato dall’Articolo 32 della Costituzione, che di fatto ha creato il nostro sistema sanitario con i princìpi della medicina gratuita e accessibile a tutti. “Ciò è applicato ancora oggi?”, si chiede il moderatore del dibattito, il giornalista Simone Fontana. A rispondere è lo scrittore e giornalista di Repubblica Michele Bocci: “Siamo in un periodo molto critico, è difficile dare seguito alle parole della Costituzione. Il nostro sistema pian piano sta scivolando, e lo vediamo dalle lunghe liste d’attesa. La sanità regge sulle patologie più gravi, ma l’erosione c’è, ed è una questione economica: l’Italia continua a scendere nel rapporto tra spesa sanitaria e Pil, attualmente sceso al 6,2%. Sempre meno soldi sono a disposizione della sanità, e così rischiamo di perdere uno dei fiori all’occhiello italiani. Si è vista giovedì una grande protesta di tutti gli operatori della sanità, con la richiesta di finanziamenti per salvare questo settore”.

Interviene nel dibattito anche il dottor Andrea Franchella, medico chirurgo pediatrico di Emergency in Uganda: “La mia esperienza qui è iniziata dal punto di vista clinico due anni fa, dopo aver contribuito alla costruzione di un ospedale chirurgico pediatrico a Entebbe, esperienza nata da un’idea di Gino Strada. Il progetto di Emergency è quello di fare medicina di eccellenza, basata su eguaglianza e qualità. Strada chiese a Renzo Piano un ospedale scandalosamente bello, che sta portando un concreto aiuto ai bambini. E il concetto della qualità è imprescindibile: è un ovvio vantaggio per il paziente, ma anche per i medici, quando possono lavorare con scienza e coscienza, facendo diminuire così i contenziosi giudiziari. La qualità non deve essere appannaggio del privato: l’idea della qualità è la chiave di volta per una sanità pubblica di eccellenza che serva al cittadino”.

E infatti ci sono disuguaglianze sociali tra chi può accedere alla sanità privata e chi non può. “Nel periodo pandemico si è speso di più nella sanità, ma ciò ha sbilanciato il sistema a svantaggio di alcuni settori sanitari, come quello degli screening oncologici”, commenta Bocci. “Il compito della sanità adesso è di ribilanciare, perché abbiamo capito l’importanza del sistema pubblico, che ha accolto le persone infette nelle terapie intensive; ma, come nel 2019, siamo ancora qui a parlare di risorse, in una situazione più grave: non abbiamo imparato tanto dalla pandemia”.

Inoltre, in Italia si registra anche un surplus di esami diagnostici, e il dott. Franchella ne individua la causa: “I medici lavorano in situazioni di insicurezza, con il costante rischio di contenziosi giudiziari. Per questo servono scienza e conoscenza. Negli ospedali sono inseriti poi giovani medici che non hanno compiuto un percorso formativo completo: chiedono così più esami possibili”.

Più arretra la sanità pubblica, più avanza il settore privato: quale futuro si prospetta? “A livello nazionale è difficile da prevedere, perché il sistema sanitario è controllato dalle regioni. Ma il futuro è legato alle assicurazioni: e la prima è quella dello Stato. Le assicurazioni si stanno proponendo molto in questa fase di difficoltà del sistema pubblico, ma costano soldi; in più, tagliano fuori una fetta di popolazione dall’assistenza sanitaria: è un sistema poco sostenibile dal punto di vista sociale. Emergency ha aperto ambulatori anche in Italia, e ciò dimostra che già una parte, per fortuna esigua, della società italiana ne necessita. Proseguire sulla strada del privato è folle: ancor di più quando abbiamo un settore pubblico altamente specializzato”.

Il sistema sanitario nazionale nel tempo è cambiato e si è sviluppato: “Ne ho vissuto tutta la storia”, conclude il dottor Franchella. “Non credo che il sistema delle assicurazioni possa migliorare la situazione: andrebbe invece rifinanziato il sistema sanitario nazionale in prospettiva, investendo sulla formazione del personale e avere qualità. Se mettessimo i soldi che spendiamo per le armi nella sanità, avremmo risolto il problema”.

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