di Camilla Mondini
E’ al professor Paolo Zamboni che ieri, 2 giugno, è stata consegnata in Prefettura l’onorificenza di Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana, un prestigioso riconoscimento per la sua attività di instancabile ricercatore nel campo della chirurgia vascolare.
Illustre medico italiano, docente all’Università di Ferrara e luminare della chirurgia vascolare, il professore Paolo Zamboni dedica la sua vita alla medicina e alla ricerca. Negli anni Novanta la moglie si ammala di sclerosi multipla e a seguito di questo avvenimento si dedica allo studio di questa patologia, riscoprendo le ricerche che evidenziavano un collegamento tra sclerosi multipla e circolazione venosa. Nel 2008 ha annunciato la scoperta di una nuova patologia venosa, chiamata insufficienza venosa cronica cerebrospinale, evidenziando una correlazione tra tale patologia e la sclerosi multipla, mettendo in discussione l’ipotizzata origine autoimmune di quest’ultima, la cui causa ad oggi è ancora sconosciuta.
“Quello che vorrei fare rapidamente è di umanizzare un po’ il mio curriculum per far capire che cos’è nella mia testa la ricerca biomedica e l’essere medico – sottolinea il professore Paolo Zamboni – per farlo userò tre verbi: il primo è ‘sognare’, non ci può essere una attività ideale e di progettazione senza il sogno che è la motivazione più grande che abbiamo dentro di noi. Ho deciso di diventare medico leggendo un libro di Freud nel quale lessi una cosa estremamente impressionante: il racconto di una donna cieca la cui causa della cecità non era dovuta a un difetto nell’occhio ma a causa di un trauma psichico. Freud ebbe l’intuizione di ipnotizzarla e riuscì, in questo modo, a guarirla. Questo mi ha aiutato a comprendere che la mia strada sarebbe stata quella del medico, un medico che fa però anche innovazione e ricerca”.
“Quando vidi per la prima volta la sala operatoria – continua Zamboni – me ne innamorai, forse perché avevo l’impressione di toccare con mano la malattia e di riuscire a guarire. Il secondo verbo è ‘osare’, non può esistere un ricercatore in nessun campo che non sia coraggioso. Avere il coraggio di fare sempre qualcosa in più rispetto a ciò che ci è stato insegnato: ho sempre cercato di fare una ricerca sfidante perché la ricerca barocca perde di senso. L’ultimo verbo è ‘rendere possibile’, il mondo è il regno della possibilità: non si può fare una buona ricerca senza fondi”.
“Vedete – conclude Zamboni – il vero valore non è stato il denaro ottenuto dall’Università per fare ricerca, il vero valore non è scritto. Ho usato la maggior parte dei fondi per dare la possibilità a ragazzi giovani, che avevano voglia di sognare come me, di lavorare affinché i loro desideri più profondi divenissero realtà”.
Alla fine dell’intervento, e momento, estremamente toccante, i cittadini, le autorità e le istituzioni si sono alzate in piedi per applaudire il professor Zamboni.
La giornata si è conclusa con un intervento musicale a cura del Conservatorio “G.Frescobaldi” di Ferrara.
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