Ultimo giorno di Gaza
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Un flashmob per “far sentire la nostra voce“. È quello organizzato dal gruppo informale dei cittadini di Villanova per la giornata di sabato 3 giugno quando, alle 10, nelle vicinanze dell’area di progetto, in via Ponte Assa, manifesteranno insieme agli attivisti della Rete per la Giustizia Climatica di Ferrara con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione e – soprattutto – ribadire con forza il loro no alla costruzione della centrale biometano.
“L’autorizzazione alla costruzione dell’impianto – spiega Sandra Travagli – non ci fa desistere. Anzi, continueremo ad opporci. Per farlo, però, oggi chiediamo di essere informati correttamente e non più con quell’atteggiamento di sufficienza che ci è stato mostrato fino ad ora, perché riteniamo che il dialogo sarebbe stato uno dei primi passaggi indispensabili nel coinvolgimento della cittadinanza. A tal proposito – aggiunge – ci uniremo alla Rete Giustizia Climatica, che in questi mesi ha dato un respiro più completo alla nostra battaglia, inserendola nei suoi percorsi di attenzione che sta portando avanti. Una sinergia che ci porterà anche a richiamare l’attenzione dell’assessore all’Ambiente Balboni per riconsiderare le implicazioni che questa centrale avrà a livello ambientale“.
Un aspetto, questo, su cui si è soffermata Adele Pazzi, medico che insieme a Travagli è tra le cittadine più attive sulla questione: “C’è una vicinanza alle case e ai centri abitati che è preoccupante. Non solo per i disagi sensoriali, ma anche per le immissioni che potranno creare reali danni alla salute per via delle sostanze immesse nell’aria come polveri sottili, ma anche monossido e biossido di azoto. Ci potranno essere danni all’apparato respiratorio e al sistema nervoso centrale. Ricordo che tutti i progetti di autorizzazione per il Pnrr devono sottostare al principio di non arrecare danni significativi. Chi valuterà ciò?“.
A preoccupare però sono anche le ripercussioni sul traffico lungo la via Pomposa, come ha evidenziato Fausto Bianconi, presidente di Cna Fita: “Ho sempre fatto l’autotrasportatore e quella strada la conosco molto bene. È buia ed alberata e, quando ci metti trattori e camion, soprattutto nelle ore in cui la gente va a lavorare o torna a casa, diventa un disastro. Son mezzi che vanno a 40 chilometri all’ora, spesso succede che le persone sono in ritardo e ne vengono fuori sorpassi che possono risultare pericolosi. Capita già oggi, figurati domani cosa si verrà a creare. Qui il problema non è mai stato studiato. Lungo quell’arteria succederanno dei disastri, son sicuro”.
Per Alessandro Tagliati, attivista de La Rete per la Giustizia Climatica, alla base della costruzione della centrale di Villanova ci sono tre fattori che ha elencato senza fare troppi giri di parole, vale a dire “carenza di informazioni, bugie e atteggiamenti insultanti nei confronti dei cittadini“, mentre Travagli ha fatto ulteriormente notare come – rispetto all’inizio dei lavori – oggi “i finanziatori e i realizzatori del progetto sono altri”. A febbraio 2023 infatti, stando quando raccontato dagli attivisti, ci sarebbe stato un passaggio di proprietà tra ditte, con le operazioni che ora farebbero capo alla società tedesca Vorn Bio Energy.
A seguirli è Corrado Oddi, anche lui ambientalista, che ha concluso: “Si parla di biometano spacciandolo come green, ma si creerà in realtà del metano che è un gas climalterante. Si ragiona, quindi, ancora in termini di economia fossile, che prevede poco rendimento e la volontà di abbandonare ogni sguardo alle fonti rinnovabili. Per noi la partita è ancora aperta. Chiediamo che il sindaco intervenga come ufficiale sanitario e blocchi quel progetto. Sappiamo che c’è una mozione in Consiglio comunale (presentata dal Movimento Cinque Stelle, ndr) e chiediamo che il primo cittadino si pronunci, così come lo stesso Consiglio per dire stop alla costruzione di questa centrale“.
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