È stato condannato a due anni di reclusione, con pena sospesa, il 37enne di nazionalità indiana, accusato di maltrattamenti in famiglia nei confronti della moglie di 36 anni, anche lei di origini indiane, sposata in un matrimonio combinato che per lei si è trasformato in un incubo quotidiano durato oltre due anni tra violenze fisiche e psicologiche, che l’avevano gettata in uno stato di profonda frustrazione, paura, sofferenza e umiliazione.
I fatti risalgono tra il giugno 2018 e il dicembre 2020 e hanno visto l’uomo picchiare quella che sarebbe dovuta essere la compagna di vita in maniera ripetuta e costante con schiaffi al volto e al corpo, offendendola sia come donna che come moglie, arrivando addirittura a minacciarla di strapparle i documenti e rimandarla in India.
Ma non solo, in quel periodo, il marito – difeso dagli avvocati Enrico Segala e Chiara Bruni – le aveva negato anche qualsiasi autonomia a livello decisionale, impedendole inoltre di tenere contatti con l’esterno, così come con i suoi familiari: il tutto davanti al figlio di pochi anni.
A questo si aggiungeva la gelosia, così feroce da esplodere in vera e propria violenza. Come nel novembre 2020, quando lui l’avrebbe presa a calci. In quell’occasione lei decise di scappare di casa, e alla vigilia di Natale del 2020, quando il marito le avrebbe messo le mani al collo e l’avrebbe attaccata contro un muro. Quell’ultima volta la spinse a prendere la decisione di abbandonare per sempre l’uomo e denunciarlo.
Una serie di fatti per cui nell’udienza precedente dello scorso 18 maggio, il pm Stefano Longhi aveva chiesto tre anni di reclusione.
Ieri (mercoledì 25 maggio) il collegio giudicante del tribunale di Ferrara, presidente Piera Tassoni con a latere i giudici Carlotta Franceschetti e Giulia Caucci, per quegli episodi nei confronti della moglie, assistita dall’avvocato Sara Bruno, lo ha condannato a due anni e 5.000 euro di multa con sospensione condizionata a risarcimento.
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