Cronaca
10 Maggio 2023
Thomas Atongi Kuma, Nathalie Beatrice Djoum ed Eva Rosa Lombardelli, rispettivamente presidente, vicepresidente e consigliera della cooperativa andranno davanti al giudice. Assoluzioni perché il fatto non sussiste per Valentina Marzola e il viceprefetto Vincenzo Martorano

Accoglienza. Si aprono le porte del processo per i tre della Coop Vivere Qui

di Davide Soattin | 2 min

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Andranno a processo Thomas Atongi Kuma, Nathalie Beatrice Djoum ed Eva Rosa Lombardelli, rispettivamente presidente, vicepresidente e consigliera della Vivere Qui, cooperativa che gestiva cinque Centri di accoglienza migranti tra Vigarano e Poggio Renatico, accusati di truffa aggravatafalso e inadempimento contrattuale in pubbliche forniture.

La decisione è arrivata nel pomeriggio di ieri, 9 maggio, quando il giudice Sandra Lepore ha accolto le richieste di rinvio a giudizio formulate dal pm Andrea Maggioni.

Nel corso dell’udienza, poiché fuori tempo massimo, il tribunale ha rigettato la richiesta del legale difensore – avvocato Stefano Scafidi – di produrre le carte, redatte su richiesta di vari prefetti, relative al parere del ministero dell’Interno sulle modalità di rendicontazione delle cifre per l’accoglienza e sulla possibilità di fare profitto.

“Se altre prefetture hanno fatto questa domanda – ha spiegato Scafidi, fuori dall’aula – mi devono spiegare dov’è il dolo. Il processo va avanti per noi e andremo fino in fondo“.

Assoluzioni perché il fatto non sussiste, invece, sono arrivate per il viceprefetto Vincenzo Martorano, difeso dall’avvocato Fabio Anselmo, e la psicologa di Asp, Valentina Marzola, difesa dall’avvocato Riccardo Venturi.

Al termine dell’udienza, proprio l’avvocato Fabio Anselmo ha commentato: “Sono molto contento per il dottor Martorano che è sempre stato un bravissimo funzionario della prefettura di Ferrara, di specchiata onestà e di grande dedizione al lavoro e che certamente non meritava di essere condannato. È stata riconosciuta la sua onestà, la sua professionalità, al di là di ogni ragionevole dubbio, con formula piena”.

Più critico, invece, l’avvocato Venturi, che in una nota stampa inviata alle redazioni si esprime con queste parole: “Si conclude cosi l’ennesima vicenda processuale, iniziata con la grancassa mediatica, poi lentamente sgonfiatasi. Prosciolti i “controllori infedeli” del business migranti, dopo quasi cinque anni. Nel frattempo, la psicologa Valentina Marzola ha perso il lavoro, la faccia e la serenità. Difendere Marzola è facile, perché si tratta della classica brava persona, finita in una storia più grande di lei e triturata da un meccanismo kafkiano“.

A tal proposito, il legale difensore sottolinea come risulti “nero su bianco dal verbale di una riunione del Tavolo Migranti, tenutasi nel marzo 2018, che un dirigente della Prefettura di Ferrara «illustra le modalità con cui si stanno svolgendo le ispezioni, specificando che si svolgeranno ogni giovedì e saranno avvisate il giorno prima sia Asp che le strutture al fine di assicurare la presenza di un operatore nella sede oggetto di ispezione», sicché in questi cinque anni abbiamo veramente parlato di nulla“.

Si tornerà in aula l’11 settembre.

 

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