Cronaca
9 Aprile 2023
La famiglia dell'ex studente 26enne di Unife si prepara a una battaglia legale contro le istituzioni. A Stato e Provincia la contestazione di aver riportati gli orsi in Trentino senza un referendum e la malagestione del progetto: dai 50 previsti ora sono più di cento

La famiglia di Andrea Papi denuncerà Stato e provincia di Trento: “Gli orsi riportati senza consultare la popolazione”

di Redazione | 2 min

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di Maria Masnovo

Dalla Val di Sole. La famiglia di Andrea Papi, il 26enne morto a causa dell’aggressione di un orso nel pomeriggio di mercoledì 5 aprile nei boschi della Val di Sole, ha annunciato che provvederà a denunciare la Provincia autonoma di Trento e lo Stato per la decisione di reintrodurre l’orso sul territorio trentino e per come il progetto “LifeUrsus”, che ha reintrodotto gli orsi dalla Slovenia, sia stato gestito.

La madre di Andrea Papi, Franca Ghirardini, ha infatti spiegato che la famiglia si è già affidata ad alcuni legali con l’intenzione di contestare le modalità di avviamento del progetto, ovvero senza un referendum tra la popolazione della zona.

Il progetto LifeUrsus è nato nel 1999 per salvare un piccolo nucleo di orsi ricostruendo un nucleo nelle Alpi centrali introducendoli dalla Slovenia. L’obiettivo del progetto era quello di creare una popolazione di plantigradi che fosse tra i 40-60 orsi. Attualmente, però, nel territorio trentino se ne possono contare almeno 100.

Anche il presidente della Provincia Autonoma Maurizio Fugatti, nell’incontro con i sindaci della zona, ha ribadito come sia necessario l’abbattimento di tre soggetti problematici ovvero MJ5, JJ4 e M62. Tre orsi presi di mira che potrebbero diventare quattro qualora l’analisi genetica delle tracce lasciate sul corpo di Andrea dessero come risultato quello di non appartenere a uno dei tre orsi già ritenuti pericolosi. Per Fugatti sarà necessario inoltre ridurre la popolazione di orsi riportandoli a quanto stabilito inizialmente, ovvero intorno ai 50 esemplari. Una proposta, per il momento, che però trova concordi i sindaci delle valle coinvolta.

Per l’esperto Alberto Stoffella – ex forestale che lavorò al progetto LifeUrsus – tuttavia, il numero di plantigradi può essere un fattore di rischio nei casi di aggressione da parte di orsi, ma non è direttamente collegato all’aumento di incidenti. Lo scarso ricambio genetico, invece, sì: uno scarso ricambio genetico può aumentare l’aggressività negli esemplari. Stoffella, inoltre, si dice favorevole all’introduzione dell’utilizzo dello spray anti-orso, una richiesta arrivata anche dal WWF Italia che nei giorni scorsi ne ha chiesto la liberalizzazione della vendita, spiegando come negli Stati Uniti abbia risolto il 92% delle potenziali aggressioni.

In Trentino non ci sono state aggressioni ai danni di esseri umani fino al 2014, ma da quell’anno ne sono state registrate sette nel corso di nove anni culminate con l’ultima, quella di mercoledì 5, in cui Andrea Papi, ex studente 26enne di Unife e ricco di progetti per il futuro, è stato ucciso.

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