Attualità
5 Aprile 2023
Il Presidente della Repubblica intervenuto all’inaugurazione del 632° anno accademico dell’Università degli studi

Mattarella a Ferrara: “Le università aiutino i giovani a interpretare e governare il mondo”

di Redazione | 3 min

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Da Copernico all’Ucraina. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto a Ferrara all’inaugurazione del 632° anno accademico dell’Università parlando del ruolo delle università oggi.

Un ruolo che parte da lontano. Da quando, secoli fa, proprio nella città estense vi erano studenti come Niccolò Copernico e Paracelso, “uno svizzero, l’altro polacco”. Tra loro “vi era una commistione, una messa in comune di sapere che ha posto le basi dell’Europa. È stato il crogiuolo in cui si è formata l’Europa e la sua cultura”.

Ecco perché “in tutto il mondo le università sono chiamate a elaborare riflessioni adeguate alle esigenze che abbiamo, ai mutamenti che sono in atto, agli scenari nuovi, scenari che fanno comprendere come siano fuori dal tempo e dalla storia comportamenti da potenza dei secoli scorsi che conducono a guerre di aggressione per annettere territori o competizioni accanite su aspetti marginali”.

“Sono questi gli aspetti rilevanti che contrassegneranno il mondo futuro – ha proseguito il Presidente rivolto alle studentesse e agli studenti presenti al Teatro Comunale -. Su questo è chiamato il mondo a riflettere, queste riflessioni devono farle gli atenei”. Atenei che “hanno questa vocazione, questo ruolo di riflettere per approfondire scenari e indicare percorsi con cui affrontarli. Le università devono aiutare i giovani di fronte a interpretare e governare il mondo che hanno di fronte”.

All’inizio del suo discorso Mattarella ha riflettuto sulla differenza tra il mondo odierno e quello che vedeva nascere le prime università. La circolarità e il movimento di studenti e docenti è stata sempre occasione di crescita culturale”. E se un tempo l’Europa era attraversata “solo dai clerici vagantes, studenti e docenti che giravano fra le prime e poche università dopo l’anno mille per riprendere a intessere fili di cultura comune”, “adesso questa condizione è globale: la comunità mondiale è sempre più stretta, sempre più intensamente collegata”.

E quello che accade in un continente non può lasciare indifferente nessuno: “il dato delle tendenze demografiche e della distribuzione della ricchezza nel mondo presentano elementi di profonda diversità”. E quelle differenze non si assorbiscono più come un tempo, a livello locale, ma “hanno contraccolpi inevitabili in ogni parte del mondo. E lo registriamo ogni giorno se pensiamo che tra 20 o 30 anni l’Africa avrà una popolazione che sarà tre o quattro volte quella dell’intera Europa”.

“Questi sono gli scenari che vanno affrontati – ha insistito il Presidente -, sono scenari totalmente nuovi che richiedono un impegno di studio e di applicazione totalmente nuovi. Nel nostro mondo queste condizioni di mutamento sono a volte avvertite come estranee, come lontane. Questo fa comprendere perché l’Onu abbia esortato a riformulare l’educazione e l’istruzione per rendere il mondo adeguato alla sua condizione attuale. Per questo c’è una esigenza di approfondimento che compete alla dimensione scientifica, a quella educativa. Ed esorto le università a farsi carico di questo approfondimento”.

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