Eventi e cultura
4 Aprile 2023
La Fondazione Ferrara Arte e il Servizio Musei d’Arte hanno presentato lunedì la mostra-dossier 'Arte e letteratura nel nome di Roberto Longhi. Bassani, Pasolini, Testori' nata da un’idea di Vittorio Sgarbi e allestita nella Sala Ariosto della Biblioteca Ariostea

Arte e letteratura nel nome di Roberto Longhi, inaugurata la mostra in biblioteca Ariostea

di Redazione | 3 min

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La mostra inaugurata lunedì in Biblioteca Ariostea è un percorso interdisciplinare, attraverso documenti inediti e filmati di tre grandi intellettuali – Pier Paolo Pasolini, Giorgio Bassani e Giovanni Testori – e del loro maestro, Roberto Longhi. Dalla Ferrara di Cosmè Tura ed Ercole de’ Roberti al milanese Caravaggio, una linea espressiva “padana”, teorizzata da Longhi e realizzata in tutti i campi da tre protagonisti del Novecento italiano.

La Fondazione Ferrara Arte e il Servizio Musei d’Arte in collaborazione con il Servizio Biblioteche e Archivi del Comune di Ferrara hanno presentato lunedì la mostra-dossier Arte e letteratura nel nome di Roberto Longhi. Bassani, Pasolini, Testori nata da un’idea di Vittorio Sgarbi, curata da Francesca Bini e Alessandro Gnocchi, e allestita nei suggestivi spazi della Sala Ariosto della Biblioteca Ariostea.

L’esposizione esplora i rapporti biografici e gli scambi culturali fra i tre grandi autori della letteratura italiana con il maestro Roberto Longhi, storico e critico dell’arte, docente e scrittore, del quale viene sottolineato il ruolo di mentore.

«Tutto parte da Roberto Longhi, figura chiave anche del destino di tre autori come Pasolini, Bassani e Testori» ha spiegato Vittorio Sgarbi. «Anche la mostra Rinascimento a Ferrara a Palazzo dei Diamanti – ha continuato – è dedicata a lui, perché fu proprio Longhi a “inventare” la pittura ferrarese» dice Vittorio Sgarbi, presidente della Fondazione Ferrara Arte e ideatore della mostra. Ha ricordato infatti «l’esposizione realizzata novant’anni fa per i quattrocento anni dalla morte di Ariosto, voluta nel 1933 da Balbo, Giglioli, Ravenna e Barbantini. Una mostra che sarebbe stata dimenticata se non fosse stato per un libro, Officina ferrarese, scritto da Roberto Longhi: da padano, si innamorò dell’arte ferrarese, è stato più ferrarese dei ferraresi».

«L’esposizione è frutto di un accurato lavoro di ricerca d’archivio – ha detto la co-curatrice Francesca Bini, studiosa di Letterature comparate ed Estetica delle arti visive -. In questa mostra arti figurative e letteratura si intersecano, dando vita a un progetto intermediale e documentale”. Sono presenti infatti un’ampia selezione di lettere, manoscritti, fotografie, disegni e filmati d’epoca, che testimoniano il denso scambio tra alcuni dei protagonisti della vita culturale italiana del Novecento». Suddivisa in dieci sezioni tematiche che esemplificano la varietà delle connessioni tra Longhi e gli allievi diretti (Arcangeli, Pasolini, Bassani) e indiretti (Testori). La mostra-dossier comprende una presentazione generale del profilo del maestro e degli allievi, dei quali vengono considerati i punti di contatto col magistero longhiano, così come le reciproche relazioni biografiche e intellettuali. «Si ripercorre quella che è stata una stagione irripetibile della cultura italiana – ha aggiunto il curatore Alessandro Gnocchi, caporedattore de “Il Giornale” -, per questo invito il pubblico a godere dei documenti presenti in mostra».

Marco Gulinelli, assessore alla Cultura, ha affermato che «la mostra e il catalogo edito in occasione dell’esposizione vogliono essere memoria e affermazione di un’epoca», ricordando per l’occasione anche il patrimonio presente in città e custodito dalla Fondazione Giorgio Bassani, grazie alla figura di Paola Bassani, e dal Centro Studi Bassaniani, con gli oltre 5000 libri provenienti dalla donazione Prebys. Altri ringraziamenti sono andati ai presenti, tra cui Cristina Acidini, presidente della Fondazione Longhi (tra i prestatori in mostra), la soprintendente di Bologna, Modena, Reggio e Ferrara Francesca Tomba, Moni Ovadia e Marcello Corvino, Elisabetta Sgarbi ed Eugenio Lio.

La mostra, visitabile fino al 24 giugno, è a ingresso gratuito con apertura dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19, il sabato dalle 9 alle 13.

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