Credo che la sinistra dovrebbe ringraziare Ignazio La Russa, il quale, con le sue dichiarazioni quanto meno inopportune, non fa altro che fornire utile materiale ai detrattori dell’attuale governo.
Non sarebbe più semplice tacere anziché avventurarsi in dichiarazioni che suscitano soltanto polemiche roventi? Ciò premesso occorre anche essere obiettivi.
Mario Fiorentini, il partigiano più decorato d’Italia, che insegnò anche a Ferrara, disse che cinque romani su dieci condannerebbero l’azione di via Rasella. E Vittorio Foa, grande intellettuale di
sinistra, confessò di aver provato emozione e turbamento nel leggere, nel cimitero di un paesino dell’Alto Adige, i nomi di alcuni soldati sudtirolesi caduti in via Rasella nel 1944.
Marco Pannella, nel 1979, manifestò il desiderio di portare una rosa sulle tombe di quei militari e suscitò – difeso vigorosamente da Indro Montanelli – polemiche di fuoco che ricordano quelle attuali.
Corrado Govoni, poi, scrisse una poesia dedicata al figlio Aladino, ucciso alle Fosse Ardeatine – a cui Ferrara ha dedicato una via – nella quale usò parole durissime nei confronti degli attentatori che non potevano non sapere quale rappresaglia avrebbero scatenato.
Aggiungo che la Resistenza romana non fu concorde circa l’attentato ed ampie riserve furono manifestate dalla parte non comunista.
Per farla breve, l’attentato di via Rasella divide ancora l’opinione pubblica ma ormai è materia da lasciare agli storici, senza innescare polemiche sterili e controproducenti.
Aggiungo infine che occorre anche evitare affermazioni prive di fondamento storico. Qualcuno ha affermato che senza i partigiani l’Italia non sarebbe stata liberata.
Fermo restando l’alto valore morale della Resistenza, i partigiani, da soli, non sarebbero mai riusciti a sconfiggere i nazifascisti. Per la vittoria fu determinante, sul piano militare, l’apporto delle truppe angloamericane, senza trascurare il sacrificio dei militari italiani.
Oscurare tale verità significa sottoscrivere un falso storico che non giova né alla Resistenza né alla credibilità di chi si lancia in affermazioni poco rispettose della verità.
Daniele Vecchi