Cronaca
30 Marzo 2023
Il rappresentante del governo sul territorio sentito come testimone nel processo alla mafia nigeriana: "Sapevamo che ci fosse un'organizzazione criminale, ma non che ci fossero i presupposti per contestare il reato di associazione a stampo mafioso"

Gad. L’ex prefetto Tortora: “Ferita aperta, ma mai sottovalutato il problema”

di Davide Soattin | 3 min

Leggi anche

Processo stadio. La Procura impugna la sentenza

La Procura di Ferrara ha impugnato la sentenza con cui il tribunale di Ferrara - in primo grado - aveva assolto i cinque imputati finiti a processo per le presunte difformità strutturali riscontrate durante il cantiere per l'ampliamento fino a 16mila posti dello stadio Paolo Mazza, avviato a seguito della permanenza in Serie A della Spal nel campionato 2018-2019.

Pusher seriale con la droga in casa. Disposto l’obbligo di firma

Arresto convalidato e obbligo di firma per il 25enne di nazionalità nigeriana che, nella nottata tra mercoledì 14 e giovedì 15 maggio, dopo una perquisizione domiciliare dell'abitazione di Dogato in cui viveva insieme ad altri connazionali, è stato arrestato dagli agenti della Squadra Mobile della polizia di Stato per detenzione di sostanze stupefacenti

L’ex prefetto Michele Tortora

Una “ferita aperta” difficilmente rimarginabile. È il ricordo del quartiere Gad che oggi conserva Michele Tortora, prefetto di Ferrara dal dicembre 2013 al novembre 2017, sentito come testimone nell’udienza del processo alla mafia nigeriana di ieri (mercoledì 29 marzo).

“Sapevamo della presenza in quella zona di un‘organizzazione criminale che era composta in prevalenza da persone di etnia nigeriana” ha spiegato, ma “non che ci fossero i presupposti per contestare il reato di associazione a stampo mafioso” per cui oggi, in seguito all’operazione Signal, sono finite alla sbarra 17 persone.

Nonostante ciò, il prefetto ha tenuto a precisare come “il problema non sia mai stato sottovalutato, seppure il fenomeno fosse di difficile aggressione, come dimostrato dalle numerose strategie messe in campo” dai pattugliamenti, ai posti di blocco fino al controllo di veicoli e persone “esteso a 360 gradi, anche con l’aiuto di forze aggiuntive regionali e del Ministero“.

“Sapevamo che in quella zona c’era una grande piazza di spaccio, che le transizioni avvenivano di sera e in spazi aperti” ha poi aggiunto Tortora. E proprio su questo problema si è concentrata l’attività della Prefettura e delle forze dell’ordine, dal momento che altri tipi di reati non erano così frequenti. “Qualche volta – ha proseguito – si sapevano anche di casi di sfruttamento della prostituzione, mentre non risultava esserci nessuna tratta di esseri umani e nemmeno alcuna attività estorsiva da parte delle bande”.

Nel corso della sua quadriennale esperienza ferrarese, Tortora ha poi raccontato di aver ricevuto a palazzo Giulio d’Este, sede degli uffici della Prefettura, diverse persone e rappresentanti delle associazioni che con lui si erano lamentati del degrado del quartiere Giardino, Arianuova e Doro e ha ribadito della consapevolezza, da parte delle istituzioni, circa la presenza di organizzazioni criminali sul territorio. “Inizialmente c’erano anche magrebini – ha specificato – poi pian piano sono stati scalzati dai nigeriani, che sono diventati l’etnia egemone”.

“In tutte le città – ha concluso il prefetto, che ha svolto lo stesso ruolo anche a Como e Vercelli – ci sono zone delicate. Ma il Gad è sempre stato particolarmente preoccupante. Penso sia stato il più delicato da fronteggiare nella mia carriera, proprio per via di questa organizzazione criminale che era pericolosa e ben radicata sul territorio“.

Durante l’udienza è stato anche sentito Stefano Pontesilli, già ambasciatore italiano in Nigeria, che, davanti al collegio giudicante – giudice  Sandra Lepore presidente con a latere Alessandra Martinelli e Andrea Migliorelli -, ha deposto sulla base della propria esperienza pluriennale  istituzionale, soffermandosi sul funzionamento delle cult gang nigeriane.

“Alcune – ha spiegato – sono riconosciute come organizzazioni criminali e vietate, altre no perché sono viste come confraternite universitarie che sono regolarmente iscritte e accettate. E anche per questo motivo è difficile trovare il confine tra legalità e illegalità. Hanno inoltre anche un ruolo di stabilimento d’ordine laddove lo Stato e le forse dell’ordine mancano”.

Una mancanza, questa, che fa sì che i non appartenenti a quei gruppi abbiano paura di questi gruppi “e finiscano per accettare i soprusi” ha poi affermato Pontesilli che, durante la propria deposizione, ha anche raccontato di una lettera inviata all’ex ministro Marta Cartabia e scritta da una persona, appartenente a queste cult gang, che riferiva di essere stata ingiustamente accusata in Italia.

Nello specifico, in quella missiva, dal carcere, lo scrivente chiedeva un risarcimento danni per un errato processo che era stato fatto a lui e ad altri conoscenti, imputati a vario titolo in processi di mafia nigeriana solamente perché appartenenti alla Green Circle, una delle tante cult gang presenti attualmente in Nigeria.

 

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com