
Don Domenico Bedin
“Carissimo Sig. Sindaco e carissimi componenti della Giunta del Comune di Ferrara, sono il predicatore buonista che è tra gli indagati per le questioni legate all’accoglienza”.
È don Domenico Bedin, indagato assieme ad altre 12 persone dalla procura per presunta truffa allo Stato in merito a spese non rendicontate nell’ambito della gestione dei migranti in provincia di Ferrara a scrivere.
La lettera ha il tono semiserio da ‘predicatore buonista’. Ma lo scopo è nobile: comunque vada la vicenda giudiziaria che al momento lo vede coinvolto, il finale sarà un’opera di bene.
“Ho notato dalla nota del Sindaco – scrive Bedin – che mi avete già condannato come truffatore e fraudolento precisando che voi già lo sapevate da tempo”. Il ‘don’ fa sapere allora ad Alan Fabbri e ai suoi assessori qual è una delle pene che Dante riserva ai Fraudolenti nell’Inferno: “li vede immersi nello sterco e altri con la schiena scoperta frustati da verghe”.
“Dunque avete scommesso che verrò condannato – riprende la lettera – e così la città verrà liberata da un lestofante che si è intascato, con la sua combriccola, centinaia di migliaia di euro dei ferraresi e degli italiani tutti”.
E visto che sindaco e giunta hanno scommesso, don Bedin rilancia con un’altra scommessa: “Se verrò scagionato dalle accuse che mi sono state mosse voi costruirete e finanzierete un dormitorio pubblico per una quindicina di persone (10 maschi e 5 femmine)”.
Infatti a Ferrara i due dormitori esistenti non sono più idonei. Se invece il mittente sarà condannato, “oltre a subire le pene dell’inferno dantesco, quando sarà il momento, lo costruirò io insieme ai tanti immigrati che da anni sono residenti nel nostro territorio e che hanno imprese artigiane”.
“Vi chiedo, nel frattempo – conclude -, di individuare il luogo o l’immobile da ristrutturare a questo scopo. Spero che possiate accettare la sfida. In fondo, comunque vada, i Ferraresi più fragili ringrazieranno”.
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