Economia e Lavoro
11 Marzo 2023
I sindacati denunciano la precaria situazione dei lavoratori del ministero della Giustizia alla luce delle "gravissime criticità" che continuano anche dopo l'insediamento del governo Meloni

Cgil, Cisl e Uil in protesta davanti al tribunale: “Giustizia allo sfascio”

di Davide Soattin | 3 min

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Una ‘giustizia allo sfascio‘ è quella contro cui hanno deciso di protestare Fp-Cgil, Cisl Fp e UilPa, in presidio ieri mattina (venerdì 10 marzo) davanti al tribunale di Ferrara per denunciare con forza la precaria situazione dei lavoratori del ministero della Giustizia che, a quattro mesi dall’insediamento del governo Meloni, fanno sapere come “nonostante le gravissime criticità, ben note ai vertici, nulla è stato fatto“.

Il sit-in, svolto nei pressi dell’entrata del palazzo di giustizia di via Borgo Leoni, è stato organizzato contemporaneamente a quello delle lavoratrici e dei lavoratori a Roma in piazza Benedetto Cairoli, nei pressi del dicastero di via Arenula, dove i manifestanti si sono riuniti con l’obiettivo “di non rimanere inerti rispetto all’assordante silenzio del Ministero“.

“Non stiamo difendendo un servizio pubblico, ma un diritto. Perché la giustizia è un diritto dei cittadini” afferma Luciana Barone della Fp-Cgil, mentre Fabio Izzi della UilPa si sofferma sulla mancanza di investimenti nel settore, ormai da molti anni. “Non ci sono mezzi, non ci sono risorse e non ci sono uomini” attacca.

“C’è un progettualità scientifica – prosegue – nel non voler dare mezzi al ministero della Giustizia per rendere i dipendenti efficienti proprio perché c’è come obiettivo quello di esternalizzare i servizi con costi molto più elevati. Questo perché vengono svolti da privati professionisti che svolgono le nostre funzioni, anche per via della riforma Cartabia che ci ha spogliati delle nostre mansioni“.

Nemmeno il piano triennale delle assunzioni è stato rispettato – aggiunge Paolo De Santis della Cisl Fp -. Sì, ce ne sono state ma a tempo determinato e questo crea grande criticità nell’amministrazione giudiziaria, dove i dipendenti sono lasciati al palo, ma le nostre non sono solamente rivendicazioni economiche”.

A tal proposito, De Santis si sofferma anche sulla digitalizzazione che è “fattibile se c’è un’amministrazione che ti mette degli strumenti a disposizione. Oggi ce ne sono ma pochi e vecchi e gli ufficiali giudiziari non hanno nemmeno quelli che gli sono stati promessi”.

In particolare, i sindacati rivendicano il pagamento del salario accessorio del 2019 al personale in servizio presso gli archivi notarili e di quello del 2020 e 2021 a tutti i lavoratori della giustizia, la necessità di un ampliamento degli organici di tutti i dipartimenti e un piano straordinario di assunzioni, oltre che la necessità di costruire un corretto sistema di relazioni sindacali insieme all’apertura di un tavolo di confronto per la definizione del contratto integrativo e all’attuazione delle procedure di digitalizzazione e smaterializzazione previste dal Pnrr.

“Siamo stanchi di essere il fanalino di coda delle amministrazioni pubbliche dello Stato – concludono i lavoratori – e per questo chiediamo ai vertici del Ministero di affrontare celermente le questioni aperte che interessano i dipendenti e di aprire il confronto con le organizzazioni sindacali che li rappresentano. La mobilitazione andrà avanti fino a quando non arriveranno risposte concrete“.

 

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