Giovedì all’alba, nel tratto di mare a nord di Porto Garibaldi, una motovedetta della Guardia Costiera, congiuntamente a personale della polizia marittima della Capitaneria di porto – Guardia Costiera di Ravenna, ha fermato e sottoposto a controllo un’imbarcazione da pesca che, in un primo tempo, aveva tentato di sottrarsi al controllo con manovre evasive, contestando al conduttore l’intralcio agli ispettori della Guardia Costiera deputati alla vigilanza delle attività di pesca marittima.
Al comandante dell’imbarcazione è stata pertanto elevata una sanzione amministrativa pecuniaria da 2mila euro, in applicazione del decreto legislativo n. 4 del 2012, con sequestro accessorio del pescato, per un totale di 300 kg di vongole e lupini, e dell’attrezzo per la cattura dei molluschi, una motopompa denominata in gergo tecnico “idrorasca”. I molluschi bivalvi posti sotto sequestro, essendo ancora pienamente vitali, sono stati rigettati a mare dall’equipaggio della motovedetta.
Altre imbarcazioni sono riuscite a fuggire, dileguandosi nei canali delle acque interne, tutte verosimilmente intente alla pesca con attrezzi non consentiti, in quanto l’idrorasca può essere utilizzata soltanto all’interno delle aree assegnate in concessione per la cattura dei molluschi, e non in acque libere, come rilevato questa mattina dai militari della Guardia Costiera.
Le attività di controllo, svolte d’iniziativa con il coordinamento dell’ottavo Centro di Controllo Area Pesca della Direzione marittima dell’Emilia Romagna, hanno visto l’impiego della motovedetta, con il supporto di squadre a terra, che restano in fase operativa per individuare le imbarcazioni che sono fuggite, e dei militari dell’Ufficio Circondariale marittimo di Porto Garibaldi.
L’attività di pesca abusiva di vongole veraci, Ruditapes philippinarum, e lupini, Chamelea gallina, è un fenomeno che, oltre a comportare il degrado delle risorse ambientali e la mancanza per il prodotto catturato illegalmente della tracciabilità che la legge invece prevede a tutela del consumatore, costituisce anche una forma di concorrenza sleale nei confronti dei tanti operatori che seguono le regole.
I militari dell’ottavo Centro di Controllo Area Pesca e l’aliquota di personale militare della Polizia Marittima della Capitaneria di porto di Ravenna stanno anche svolgendo approfonditi controlli mediante il monitoraggio da remoto dei segnali satellitari e radio, che hanno portato a verificare numerosi casi (14 in totale) di pescherecci che tenevano spento il sistema di identificazione automatica che viene installato a bordo per motivi di sicurezza, nonostante si trovassero in navigazione ed in attività di pesca, e fosse quindi obbligatorio tenerlo acceso.
In altri casi, è stato possibile individuare pescherecci (13 in totale) in transito nell’area del poligono militare di foce Reno durante i periodi di divieto previsti a tutela della sicurezza della navigazione e dell’incolumità pubblica, in concomitanza delle attività addestrative dei militari. Nel complesso, per queste violazioni, dal primo gennaio del 2023 sono state contestate sanzioni amministrative per oltre 44mila euro a carico dei comandanti dei pescherecci fuori regola.
I controlli continueranno anche nei prossimi giorni, a tutela delle risorse dell’ambiente marino, dei consumatori e degli operatori in regola, e nello stesso tempo a salvaguardia della sicurezza della navigazione.
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