
M’Hamed Chamekh e Atika Gharib
di Martin Miraglia
Quella di M’hamed Chamek era “una mentalità volta ad affermare la supremazia sulla figura femminile percepita come propria”. Ed è per questo che all’assassino di Atika Gharib, uccisa il 2 settembre del 2019 in un casolare a Castello D’Argile dove era stata attratta da quello che era ormai l’ex compagno che aveva denunciato, è stato confermato l’ergastolo dalla Corte d’Appello di Bologna che ieri (1 marzo) ha rilasciato le motivazioni della condanna comminata lo scorso 22 dicembre.
L’uomo, ora in carcere a Reggio Emilia in una sezione speciale per i detenuti con problemi psichici, ha ucciso la sua ex compagna – che aveva anche rifiutato di ritirare le denunce a suo carico – “perché ha riaffermato l’autonomia della propria persona”, e a nulla quindi sono valse le richieste del suo avvocato alla corte di annullare il riconoscimento dell’aggravante della premeditazione, specie considerando il contenuto di alcuni messaggi dell’uomo nel quale affermava di aver fatto quanto necessario per difendere il suo onore.
La Corte d’Appello di Bologna ha quindi anche rigettato la richiesta della difesa considerare il vizio parziale di mente dell’imputato, che secondo il tribunale di secondo grado ha agito “commettendo l’omicidio come espressione della parte integra della sua psiche”.
Le motivazioni fanno intervenire anche Cristina Coletti, assessore alle politiche sociali del Comune di Ferrara (dove la vittima era residente) che si era anche costituito parte civile nel processo: “Le motivazioni che hanno portato all’ergastolo di M’hamed Chamek, assassino di Atika Gharib, sono raccapriccianti. Proprio in questo momento anche in prossimità della data dell’8 marzo, giornata in cui in si celebra la festa della donna, è sconcertante pensare che la figura femminile possa ancora essere considerata come un oggetto di cui disporre. Sono frasi scioccanti, che richiamano una vicenda barbara nella quale l’amministrazione comunale si è da subito schierata al fianco dei familiari di Atika sostenendoli su più fronti compresa la richiesta di sostegno da parte della Fondazione Vittime di Reato”, ha dichiarato Coletti.
“Questa terribile vicenda ci spinge come amministrazione a impegnarsi sempre di più in azioni volte alla prevenzione delle violenze familiari e alla tutela dell’autonomia delle donne”, ha concluso Coletti.
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