Uno specchio campeggia nell’atrio dell’Istituto Einaudi, la didascalia invita a riflettersi e riflettere: e se domani per chi siamo, per la famiglia da cui proveniamo, per i nostri gusti, fossimo noi ad essere discriminati senza motivo alcuno?
Diverse classi del triennio dell’Istituto hanno infatti dedicato il mese di gennaio ad analizzare I savi dei protocolli di Sion, una delle falsificazioni più oscure del ‘900, il libro, edito nel 1937 (nella sua edizione più diffusa) responsabile dell’ennesima identificazione dell’ebreo come il Male assoluto. Gli ebrei avrebbero complottato in segreto per ordine un piano volto alla conquista del mondo controllando la finanza, i mass media, la cultura e, così facendo, le masse. E di fronte alla minaccia di un nemico che mi vuole uccidere, cosa mi resta se non essere io ad uccidere prima lui? ecco cosa ha aperto le porte ad un’accettazione colpevole ed ignobile della promulgazione delle leggi razziali nel 1938.
I ragazzi hanno analizzato il documento per riconoscere in esso quale sia il meccanismo che crea l’idea del complotto e che porta ad identificare un presunto colpevole. Purtroppo molte sono state le edizioni dell’opera e così nelle classi sono state scelte alcune copertine con contenuto antisemita: l’ebreo ragno che tesse la sua tela, l’ebreo che stritola il mondo… All’analisi e riproduzione di tali copertine, gli studenti hanno poi accostato una contro-copertina che illustrasse invece l’inestimabile contributo dell’identità ebraica allo sviluppo umano.
Sono affissi alle pareti anche dei cuori: un cuore italiano, uno ebreo, uno palestinese e uno tedesco: l’invito è quello a riconoscerne le differenze, salvo poi accorgersi che non ce ne sono, nulla ci differenzia.
I lavori realizzati dagli studenti, sotto la guida del professor Andrea Maranini, saranno in esposizione per il mese di febbraio nell’atrio centrale dell’Istituto Einaudi e venerdì 24 febbraio, alle ore 11.15, rav Luciano caro, rabbino capo della comunità ebraica di Ferrara, onorerà i ragazzi coinvolti visitando l’esposizione ed ascoltando quanto, tramite questo approfondimento, hanno messo a fuoco.
Seguirà una sua testimonianza di bambino toccato in prima persona dall’enormità della Shoah, con la perdita dei familiari nell’immane tragedia.
Sempre nell’ottica di tale riflessione, sono stati apposte in tutta la scuola le pietre d’inciampo dei ferraresi deportati nei campi di sterminio. Davanti alle porte delle classi, nei corridoi, in tutti gli ambienti della scuola ora è inevitabile posare lo sguardo su queste mattonelle gialle che recano i dati di persone che hanno pagato in prima persona l’assurdità e la ferocia legate alla teoria del complotto.
Una tragedia non è mai scampata una volta per tutte: non deve mancare nelle giovani generazioni la vigilanza per comprendere i meccanismi dell’esclusione ed evitare che trovino di nuovo spazio. Il pavimento dell’atrio dell’Istituto è ricoperto di volti anonimi su materiale plastico che, calpestato dai passanti, produce un rumore fastidioso di scricchiolio e rottura. L’Istituto Einaudi crede fermamente che occorra capire il dolore e il fastidio facendosene carico in prima persona. Ecco allora che riflettersi nello specchio diventa l’augurio a riflettere su come essere, ogni giorno, ragazzi e ragazze che sanno stare dalla parte della verità.
Il salmo 133 dalla Bibbia ebraica recita come non ci sia cosa più bella che restare in unità tra fratelli. L’esposizione termina ai piedi di una menorah, il candelabro ebraico a sette bracci: c’è stata molta oscurità nella nostra storia recente, ancora molto buio vela l’orizzonte, ma è maturata nei ragazzi la volontà di voler essere portatori di luce.
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