Ci sarebbero stati frequenti litigi, di cui alcuni molto violenti, prima della tragedia familiare che si è consumata, nella mattinata di giovedì 23 febbraio, all’interno di uno degli appartamenti del complesso Acer di via Argante 11, trasversale di via Bentivoglio nel quartiere Barco.
Lì, l’80enne Maria Luisa Sassoli sarebbe stata soffocata nel sonno con un cuscino dal proprio figlio, il 51enne Sandro Biondi, che poi si è autodenunciato poco prima delle 9 alle forze dell’ordine, arrivate sul posto per trarlo in arresto e portarlo in Questura.
“Litigavano spesso e un paio di volte è arrivata anche la polizia con l’ambulanza perché lui la picchiava” ha raccontato Nadia Frigerio, una vicina di casa, proprio mentre stava passando davanti all’abitazione in cui si è consumato il dramma, ma “nessuno – ha poi proseguito la donna – pensava che si potesse arrivare a questo punto“.
La sua incredulità è la stessa di Paola Boccafogli, che abita due piani sopra l’appartamento della vittima, e attraverso il proprio profilo Facebook ha ripercorso le ultime quarantotto ore nel condominio di via Argante: “Esco tra le 8 e le 8.10 e ieri (mercoledì per chi legge, ndr) mi sono fermata perché li sentivo litigare. Poi tutto a posto”.
“Stamattina (ieri, ndr) – ha successivamente aggiunto la donna – mi sono soffermata e non si sentiva proprio nulla, quante volte le ho detto che era meglio fosse andata in una casa famiglia. Quanto dolore deve aver provato, sapere che è quello a cui hai dato la vita che ti sta uccidendo. Mamma mia poveretta, mi mandava sempre i bacini”.
“Era una brava persona, gentile e salutava sempre” sono state le poche parole pronunciate, invece, da un’altra vicina di casa, che ha però preferito restare anonima, mentre Elga Massarenti, anche lei residente nel quartiere Barco, è stata sorpresa dalla notizia, soprattutto perché, ai suoi occhi, il figlio si è sempre presentato come una persona “sorridente e gentile” che, addirittura, una volta, le aveva “riportato a casa il gatto e gli aveva comprato anche le scatolette di cibo“.
Nonostante ciò, lei stessa sapeva della situazione difficile che madre e figlio stavano attraversando, più che altro per le testimonianze e i racconti di chi abitava vicino a loro e “diceva che sarebbe finita male“. “I vicini – ha concluso Massarenti, dispiaciuta per quanto successo – raccontavano spesso che lui riempiva di botta la madre. Sentivano le urla e vedevano arrivare polizia o carabinieri. Poveretta“.
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